La Taverna El Toro, Locanda di soldati e corsari, mercanti piantatori ed avventurieri

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VyTheOwl
view post Posted on 7/9/2006, 21:32




La Taverna El Toro - 1698

Locanda di non ottima fama, ma dalla cantina splendidamente fornita, la cui porta d'ingresso guarda su di una piccola piazza lastricata in pietra poco distante dalla spianata del porto di Maracaybo.
Ha il soffitto di travi di legno scuro annerite dal fumo, pareti coperte d'intonaco grezzo anch'esse affumicate, un ampio camino e luce scarsa di lampade di metallo e qualche candela; i tavoli sono di pesante legno grezzo, scurito e macchiato dal lungo uso. Una piccola porta conduce alla rudimentale cucina e quindi alla cantina colma di botti e fiaschi di vini di Spagna e d'Italia. Il taverniere è un uomo di mezz'età, taciturno e dall'aspetto corrucciato, d'aspetto comune e non molto alto, con la pelle abbronzata ed una rada barba già brizzolata; ha per aiutante un ragazzo appena adolescente magro e dallo sguardo attento e vivace, fin troppo scaltro nell'imbrogliare il conto degli avventori troppo ubriachi.


Maracaybo

"Quantunque non avesse una popolazione superiore alle diecimila anime, in quell'epoca era una delle più importanti città che la Spagna possedesse sulle coste del Golfo del Messico. Situata in una splendida posizione all'estremità meridionale del Golfo di Maracaybo, dinanzi allo stretto che mette nel lago omonimo, serviva da emporio a tutte le produzioni del Venezuela"
La popolazione era almeno tre volte superiore a quella indicata da Salgari, e Maracaybo non è mai stata sul Golfo del Messico... ma questo, ai fini della nostra locanda, conta poco.

...............................






La Taverna EL TORO - La Sera dei Galli Combattenti

Quella sera la taverna El Toro, contrariamente al solito, brulicava di persone, come se qualche importante avvenimento fosse avvenuto o stesse per succedere.
Quantunque non fosse una delle migliori di Maracaybo, frammiste a marinai, a facchini del porto, a meticci e ad indiani caraibi, si vedevano - cosa piuttosto insolita - delle persone appartenenti alla migliore società di quella ricca ed importante colonia spagnola: grossi piantatori, proprietari di raffinerie di zuccheri, armatori di navi, ufficiali della guarnigione e perfino qualche membro del governo.
La sala, piuttosto ampia, coi muri affumicati, dall'ampio camino, malamente illuminata da quelle incomode e famose lampade usate sul finire del sedicesimo secolo, ne era piena. Nessuno però beveva ed i tavolini, addossati alle pareti, alla rinfusa, erano deserti. Invece la grande tavola centrale di vecchio noce, lunga più di dieci metri, era circondata da una quadrupla fila di personaggi, che parevano in preda ad una vivissima agitazione e che scommettevano con un furore, che avrebbe meravigliato anche un moderno americano degli Stati dell'Unione.
«Venti piastre per Zambo!»
«Trenta per Valiente!»
«Valiente si prenderà una tale speronata che cadrà al primo colpo!»
«Sarà Zambo a cadere!»
«Avanti i combattenti!»
«Chiusura! Chiusura!»
Un tocco di campana annunciò che le scommesse erano terminate, e ai clamori assordanti di prima successe un profondo silenzio. Due uomini erano entrati nella sala per due porte diverse e si erano collocati alle due estremità del tavolo. Portavano fra le braccia due splendidi galli, uno tutto nero colle penne a riflessi azzurro-dorati; l'altro rosso a striature bianche e nere. Erano due careadores ossia allevatori di galli combattenti, professione anche oggidì assai lucrosa e molto apprezzata nelle antiche colonie spagnole dell'America Meridionale. Alla comparsa dei due galli, un entusiastico evviva era scoppiato fra gli spettatori:
«Bravo, Zambo!»
«Forza, Valiente!»

Il giudice di campo, un grosso raffinatore di zucchero, che doveva conoscere le regole complicate di quel turf, pesò minuziosamente i due volatili, misurò la loro alatura e la lunghezza degli speroni onde eguagliare le condizioni di combattimento, quindi una voce forte dichiarò che l'eguaglianza era perfetta e che tutto andava benissimo. Appena messi in libertà, i due galli si rizzarono in tutta la loro altezza, starnazzando le ali ed arruffando le penne del collo e lanciarono quasi simultaneamente il loro grido di guerra e di sfida.
«Assisteremo ad una bella lotta»
disse un ufficiale della guarnigione.
«Io ritengo invece che sarà breve» disse don Raffaele «e che la vittoria la deciderà Plata.»
«Silenzio!» gridarono tutti.
I due galli stavano per accostarsi, tenendo la testa bassa, quasi rasente alla superficie del tavolo, quando due passi pesanti ed uno strascinare di spadoni, li fece arrestare.
«Chi disturba la lotta?» chiede il giudice di campo, con stizza.
Tutti si erano voltati corrugando la fronte e brontolando.
Due uomini erano entrati nella taverna, aprendo fragorosamente la porta, non immaginandosi certo di disturbare quelle brave persone e tanto meno i due galli combattenti.
Erano due tipi di bravacci o di avventurieri, personaggi che si trovavano allora di frequente nelle colonie spagnole d'oltre Atlantico. D'aspetto piuttosto brigantesco, portavano vesti un po' sgualcite, cappellacci di feltro dalle tese ampie con piume di struzzo quasi senza barbe, alti stivali di cuoio giallo, a tromba molto larga, e posavano fieramente la sinistra su certi spadoni, che dovevano mettere i brividi indosso a più d'un tranquillo borghese di Maracaybo.
Uno era di statura molto alta, coi lineamenti piuttosto angolosi, coi capelli d'un biondo rossastro; l'altro invece più basso e più membruto, con barba nera ispida. Tanto l'uno che l'altro poi avevano la pelle assai abbronzata, arsa dal sole e dai venti del mare. Udendo gli spettatori a mormorare e vedendosi addosso tutti quegli sguardi un po' crucciati, i due avventurieri alzarono i loro spadoni e s'avviarono in punta dei piedi verso un tavolo situato nell'angolo più oscuro, ordinando ad un garzone, che era prontamente accorso, un boccale di Alicante.


Edited by VyTheOwl - 8/9/2006, 00:40
 
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Gorca Drakovic
view post Posted on 8/9/2006, 12:01




"Per le corna di compare Belzebù!!"

Una voce bassa e rombante azzittì di nuovo la piccola folla che pian piano si stava disponendo a far riprendere i preparativi per il combattimento fra galli.

"Che si deve fare in questo posto per avere dell'altro rum? Ti ho pagato tre tornate, briccone di un oste, e se non ti spicci a venire qui con le due che mancano giuro che ti faccio ballare a suon di fucilate!"

Chi aveva parlato era un personaggio seduto ad un tavolo, dalla parte opposta della stanza rispetto a quello di cui avevan preso possesso i nuovi arrivati. Era chiaramente un europeo, il volto largo e rossastro incorniciato da un paio di enormi basettoni biondicci. Dello stesso colore delle basette, una massa scarmigliata di capelli spioveva sulla fronte stretta, quasi a coprire due occhi sottili che brillavano d'un lampo tagliente.

I lineamenti erano grossolani ma non brutti a vedersi, il naso e la bocca larghi e le guance piene e rubizze.

Non era molto alto e si vedeva chiaramente una certa pancia da sotto la casacca di lana grezza. Indossava pantaloni al ginocchio, sorretti da un'ampia fascia, e non portava scarpe, evidentemente preferendo muoversi sulle piante callose dei suoi larghi piedi piatti.

Non portava armi addosso, ma appoggiato al muro a portata di mano accanto a lui c'era un moschetto a canna lunga dal manico lavorato e splendidamente tenuto, tanto che a vederlo a distanza poteva sembrare appena uscito dalle mani dell'armaiolo.

L'uomo aveva un'espressione arcigna e il taverniere doveva conoscerne il significato, tanta fu la rapidità con cui si affrettò a riempire un grosso bicchiere di rum e a portarlo al suo tavolo.

Edited by Gorca Drakovic - 8/9/2006, 19:36
 
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VyTheOwl
view post Posted on 11/9/2006, 06:04




Chi nel 1698 avesse chiesto, nelle taverne e nei porti delle città costiere dell Messico e del Venezuela, di un nobile italiano chiamato Simone da Cupramontana, si sarebbe probabilmente visto rispondere con un'alzata di spalle ed il disinteresse che in quelle popolazioni costiere accompagnava l'andirivieni continuo di stranieri di tutte le specie. Ben diverso sarebbe stato l'effetto prodotto però dal sentir pronunciare un altro nome, assai più noto, che aveva fatto parlare di sè in ogni bettola del Golfo del Messico, un nome conosciuto dagli Spagnoli come dai formidabili corsari che solcavano le acque tempestose dei Caraibi.
Quella sera Simone da Cupramontana aveva sete, poca voglia di percorrere le strade ancora affollate di Maracaybo, e molti pensieri per la testa. L'uomo, che non doveva avere più di quarant'anni, aveva i capelli lunghi e mossi, appena brizzolati, ad incorniciare il volto perennemente atteggiato ad un sorriso beffardo, nel quale gli occhi scuri ardevano di una luce giovanile e curiosa. Portava dei baffi sottili e ben curati che accarezzava pensieroso con le mani lunghe ed affusolate, le cui dita parevano più quelle d'un cortigiano che d'un avventuriero; allo stesso modo la pelle dell'uomo era chiara, sebbene egli avesse passato buona parte della sua vita a solcare i mari delle colonie a bordo di navi d'ogni tipo, dedito alle più disparate imprese.
Quando entrò dalla porta scura della locanda si tolse il berretto ed il mantello neri, rivelando abiti bianchi e grigi di raso e seta di un'opulenza tanto inconsueta quanto raffinata; al fianco portava una lunga spada d'acciaio di toledo dall'elsa ornata d'oro e sormontata da un rubino grosso come una noce, che doveva probabilmente valere quanto l'intero contenuto di una cantina riccamente fornita, una grossa pistola dal calcio d'avorio intarsiato, ed un sacchetto nero di velluto che pareva ricolmo di monete e che egli non si curò minimamente di nascondere.
"El Blanco!" esclamarono all'unisono molte voci
Il nuovo venuto non sembrò prestarvi la benchè minima attenzione, ma buttò una rapida occhiata in giro: doveva essersi appena concluso un combattimento di galli, e gli avventori della Taverna El Torno bevevano dividendosi le vincite e discutendo su quanto accaduto; in un angolo, un uomo dall'aspetto rozzo stava vuotando una bottiglia d'Alicante. Egli si diresse silenziosamente verso l'oste che, con uno straccio ed un boccale in mano, lo guardava corrucciato e stupito
"Mio Dio senor Blanco!"
"Lascia stare il tuo Dio: fammi preparare un tavolo e la cena, ed intanto dammi da bere" disse l'Italiano, guardando freddamente il locandiere.
"Cosa vi porto, senor?" ribattè l'uomo in tono servile
"Darei metà dell'oro che possiedo per una bottiglia di Montalcino, ma tu non sai nemmeno che cos'è... portami dello Xeres, e fà alla svelta: ho sete!"


Edited by VyTheOwl - 13/9/2006, 06:55
 
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Gorca Drakovic
view post Posted on 11/9/2006, 07:44




Al sentir chiamare "Senor Bianco" il nuovo venuto, l'europeo seduto al tavolo in fondo alla taverna, aveva alzato il volto con vivo interesse e aveva fissato gli occhi lampeggianti sull'italiano. Scrutò per qualche momento quel sorriso beffardo e poi sorrise a sua volta fra se, come se l'arrivo dell'uomo gli recasse piacere per qualche ragione.

Egli aveva già cenato, come si poteva vedere dai piatti sul suo tavolo che recavano i resti di un'abbondante pasto a base di pesce, e in quel momento era intento ad accendersi una vecchia pipa che aveva riempita di tabacco. Fumava di gusto e ogni tanto mandava fuori qualche nube non propriamente beneodorante, indice che il tabacco che utilizzava non doveva essere molto pregiato.

Ad un certo punto, uno degli avventori che sedeva ad un tavolo vicino - un tipo di bravaccio dalle braccia tatuate vestito con una sudicia casacca rossa - si voltò con aria infastidita e sbottò.

"Andatevene ad affumicare qualcun altro, voi e quella vostra pipa pestilenziale!! Ho pagato per bere Alicante e voglio riuscire a vedere il bicchiere senza dovermi far strada nella vostra nebbia puzzolente, corpo di Bacco!"

L'europeo gli lanciò uno sguardo interrogativo e poi sorrise amabilmente, senza minimamente accennare a spegnere la pipa.

"Vi chiedo umilmente scusa, messere, ma dovete sapere che ho le narici delicate e il fumo mi aiuta a non sentire gli altri odori di qui. Comunque se mi promettete di darvi una buona lavata, acconsentirò volentieri a spegnere la mia pipa."

Al sentire quella smargiassata, l'altro si alzò di scatto dal suo tavolo facendo cadere in terra la sedia. Era molto alto e robusto e ora che era in piedi si vedeva che portava alla cintura una navaja, uno di quei formidabili coltelli simili a spade.

"Stai attento a come parli, tu. Parole del genere potrebbero procurarti un buco in pancia!"

"E a te una palla in fronte."

L'europeo era rimasto tranquillamente a fumare seduto al suo tavolo, apparentemente incurante dell'uomo che lo confrontava. Parlava con voce calma e tranquilla, come se fosse impegnato in amabili conversari con un amico.
 
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VyTheOwl
view post Posted on 13/9/2006, 06:15




L'uomo chiamato El Blanco osservava la scena con distacco, scrutando i volti ora dell'uno ora dell'altro litigante; sembrava lo spettatore di un qualsiasi spettacolo di strada, poco o per nulla preoccupato di ciò che stava accadendo nel locale fumoso. Sorseggiava il suo Xeres con espressione d'apprezzamento ed attendeva con calma che gli fosse servita la cena, mollemente appoggiato allo schienale della panca e con le gambe distese sotto al tavolo; ogni tanto lanciava un'occhiata divertita al taverniere, che pareva invece assai spaventato dalla possibilità che i due uomini s'accoppassero nella sua locanda... pure, non osava intervenire.
"Ragazzo!"
chiamò El Blanco bruscamente, quando il garzone gli passò davanti rapido ed indaffarato, reggendo dei piatti sporchi ed un paio di bottiglie vuote.
"Fermati, per le corna del Demonio... sembra t'abbia morso una tarantola!"
A quelle parole, il giovane dallo sguardo vispo s'immobilizzò immediatamente

"Ordinate, senor!"

El Blanco vuotò d'un colpo il bicchiere che teneva in mano quindi ribattè ad alta voce, di modo che tutti gli avventori della taverna lo udissero
"Porta una bottiglia d'Alicante al messere con la pipa, che la beva alla mia salute... ed a me ancora Xeres: aspetto ospiti stanotte."
Il ragazzo annuì e fece per andarsene lestamente, ma egli lo trattenne per un braccio e concluse ridendo
"E dì a quei bricconi in cucina di spicciarsi, che la pancia del Blanco è vuota e non si riempie da sè!"
 
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Gorca Drakovic
view post Posted on 13/9/2006, 08:54




Al sentire la voce di El Blanco, il bravaccio che minacciava l'europeo si fermò di scatto mentre l'espressione irosa sul suo volto lasciava il posto ad una di circospezione. Evidentemente stava valutando nella sua mente la possibilità che quell'uomo fosse conoscente o - peggio - amico del noto avventuriero e non appariva per nulla ansioso di scoprire se aveva ragione o no.

L'uomo, nel frattempo, si era alzato dal tavolo ed aveva gratificato El Blanco di un goffo inchino.

"Messere, la vostra richiesta di vuotare una bottiglia alla vostra salute sarà scrupolosamente soddisfatta."

Tornò a sedersi al suo tavolo, incurante dell'uomo che ancora lo guardava indeciso. Nel frattempo il taverniere sembrava essersi fatto coraggio e si era avvicinato al tavolo, incominciando a raccogliere le stoviglie sporche che vi erano rimaste. L'europeo alzò un sopracciglio, continuando a sbuffare nuvole di fumo.

"Corpo di Belzebù, sembra proprio che tutti in questa taverna si siano accorti improvvisamente di me. A che devo questa improvvisa sollecitudine? Non certo al tuo desiderio di pulizia, se ti conosco un po'..."

Il taverniere stava sudando, ma parlò a voce alta.

"Senòr MacLane, visto che il ragazzo è occupato, provvedo io ai suoi piatti."

La frase appariva rivolta più all'uomo in piedi che all'europeo seduto al tavolo, ed ebbe l'effetto di fargli fare un passo indietro.

"MacLane?" Chiese con un leggero tremito nella voce "Santa Barbara MacLane?"

L'europeo ridacchiò e si esibì in un altro goffo mezzo inchino, rimanendo seduto.

"Per servirvi"

Angus "Santa Barbara" MacLane era un nome che aveva una sua fama, non seconda a quella del Blanco anche se di genere differente. Era questo MacLane un famoso esperto di armi da fuoco, ritenuto abilissimo cannoniere e moschettiere. Giravano su di lui storie di come avesse servito sia sotto la bandiera di spagna, nella squadra dell'ammiraglio Toledo, sia per conto di altri meno raccomandabili personaggi e si diceva che la sua opinione in campo di armi da fuoco e di polvere da sparo fosse tenuta in conto anche fra i corsari della Tortue. Si narrava anche che avesse una mira infallibile e che fosse in grado di vedere al buio e attraverso la nebbia - anche se queste erano certo dicerie da taverna.

Il bravaccio parve decidere che due nomi famosi in una sola serata erano un po' troppi per i suoi gusti. Borbottò qualcosa e poi se ne tornò in silenzio a sedersi al suo tavolo.

Edited by Gorca Drakovic - 13/9/2006, 17:46
 
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Mahin
view post Posted on 13/9/2006, 16:19




... Vuotarono l’ultima bottiglia, pagarono il conto e uscirono, mentre un quarto gallo cadeva sulla tavola con la testa traforata da uno degli speroni dell’avversario. Carmaux e l’amburghese, quantunque avessero vuotato nientemeno che sei bottiglie, pareva che avessero mandata giù dell’acqua; il piantatore invece aveva le gambe malferme e si sentiva girare la testa.
- Sii pronto quando io ti darò il segnale, - mormorò Carmaux agli orecchi dell’amburghese. - Sarà una buona presa.
Van Stiller fece col capo un cenno di assentimento.
Carmaux passò familiarmente un braccio sotto quello del grasso piantatore, per impedirgli di camminare a sghimbescio, e tutti e tre si diressero verso la spiaggia...


La giovane dovette scansarsi, all’ingresso della taverna, per far passare i tre uomini... le buone maniere, in quei loschi luoghi, venivano sovente dimenticate, ma lei non se ne preoccupò... osservò invece con viva curiosità e con un certo bagliore negli occhi i due che sembravano reggersi con più fermezza sulle gambe: due briganti della peggior specie, evidentemente, che incutevano timore ad ogni passo... ma non a lei... i cappelli, gli stivali, le spade... erano pirati, senz’ombra di dubbio... un leggero sorriso increspò le labbra della fanciulla... quando i tre uomini scomparvero nell’ombra, la donna distolse lo sguardo ed entrò... la taverna El Toro brulicava ancora di persone, intente a discutere animatamente circa i combattimenti appena avvenuti... molti urlavano, alcuni litigavano animosamente, tutti bevevano... l’aria iniziava a diventare maleodorante, data la quantità di gente e i fiumi di alcol che scorrevano... sebbene i più erano mezzi sbronzi ed occupati nel gioco, nonché abituati a veder entrare dalla porta della taverna ogni tipo di persona presente a Maracaibo, l’arrivo di una donna giovane e sola acquietò per un attimo gli animi... sguardi non proprio lucidissimi osservarono quella figura ammantata di nero, e tanto più elegante nelle movenze della maggior parte dei presenti, camminare dritta e sicura verso l’interno della sala, senza preoccuparsi minimamente dei pericoli che correva... ben presto le scommesse sui galli tornarono ad essere la principale attrattiva per gli uomini, e la fanciulla poté aggirarsi per la taverna, indisturbata...
la ragazza si fermò, osservandosi in giro, come se stesse cercando qualcuno... i fieri e brillanti occhi verde oliva della giovane scorrevano ogni viso presente nella taverna, senza però riconoscerne alcuno... finchè sul viso delicato ma non per questo privo di carattere si aprì un sorriso, non appena il suo sguardo incontrò gli occhi scuri di un uomo dall’abbigliamento particolarmente raffinato... si avvicinò a tavolo dove egli sedeva sorseggiando quello che, era sicura, era un buon bicchiere di Xeres... la giovane sorrise complice quando finalmente arrivò al cospetto del Blanco... gli si rivolse in un italiano quasi perfetto, che tradiva solo un leggero accento anglosassone:
Signore, trovereste molto sconveniente che una signora beva assieme ad uno sconosciuto in una taverna malfamata?
La ragazza rise di una risata cristallina e sicura, e si sedette al tavolo non appena il nobile le fece cenno di accomodarsi... si tolse dal capo il tricorno nero, semplice e senza fronzoli, col quale aveva nascosto i lunghi e lisci capelli castano scuri, acconciati dietro la nuca, e scostò un poco il mantello, gettandoselo dietro le spalle... rivelò quindi un abito verde, che le fasciava la vita sottile e le lasciava scoperta la parte superiore del seno generoso, che attirò lo sguardo di non pochi avventori... ma la cosa che stupì forse più dell’avvenenza della donna fu la lunga spada che le pendeva al fianco destro, la cui elsa riluceva anche alle fioche luci della taverna... appoggiandosi allo schienale della sedia, la ragazza piantò i suoi profondi occhi in quelli del Blanco:
E allora, signore, ditemi... per certo frequentare questi luoghi non vi ha reso meno gentiluomo... l’offrireste la cena ad una vecchia amica?

Edited by Mahin - 27/9/2006, 20:31
 
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VyTheOwl
view post Posted on 14/9/2006, 00:10




All'arrivo della donna l'espressione beffarda del Blanco si aprì in un sorriso divertito; mentre versava da bere alla sua ospite, egli l'osservava con uno sguardo che tuttavia tradiva la viva commozione che ne scuoteva l'animo.
"Una cena, mia cara amica? E sia... Taverniere!"
chiamò ad alta voce, con tono allegro
"Fà servire la cena alla signora... e che sia degna della tavola di una nobile dama, o ti appiccherò con le mie mani!"

Quindi gettò una rapida occhiata d'intorno tra i tavoli e le panche, agli uomini che guardavano in direzione dell'avvenente giovane, facendo chiaramente intendere che chiunque avesse avuto dei commenti avrebbe fatto bene a serbarli per sè, se teneva alla propria salute.
Di nuovo rivolto alla donna disse, improvvisamente serio
"Sapete bene di potermi chiedere non una cena, ma la mia spada e la mia vita sono al vostro servizio se lo desiderate"
Vuotò d'un fiato un altro bicchiere, che subito riempì di nuovo.
"Mi siete mancata Emily, non sapete quanto, e vi ho pensata molto. Ma io sto diventando vecchio e nostalgico: siete qui, adesso... brindiamo dunque al nostro incontro!"
concluse el Blanco con una risata, mentre il garzone portava infine la cena consistente in una varietà e quantità di ortaggi grigliati, in focacce appena sfornate ed in un paio di pesci arrostiti che promettevano delizie. Avevano entrambi un grande appetito e fecero onore al pasto divorandolo quasi in silenzio, scambiandosi appena qualche parola tra un boccone e l'altro. Quand'ebbero finito, el Blanco si appoggiò con la schiena alla parete annerita sorseggiando l'ennesimo bicchiere di Xeres e guardandosi intorno con aria distratta e noncurante...
"Ditemi, amica mia..."
chiese infine
"Non è solo il desiderio di cenare con me che vi porta sin qui"
La guardò negli occhi intensamente, mentre il solito sorriso beffardo tornava sulle sue labbra; la donna distolse lo sguardo, sorridendo però a sua volta
"Vi conosco, e conosco il vostro straordinario talento nel cacciarvi nei guai..."
bofonchiò El Blanco con finta severità, ma poi le sorrise dolcemente e concluse
"Contate sulla mia amiciza, Emily St.Clair: io sono giunto a Maracaybo solo per voi"


Edited by VyTheOwl - 14/9/2006, 06:31
 
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Mahin
view post Posted on 25/9/2006, 22:46




La giovane donna guardò el Blanco negli occhi, intensamente... il nobile, fiero italiano che le stava di fronte si sarebbe potuto rivelare il suo più fedele alleato o un temibile, ennesimo nemico... il suo nome, però, non figurava tra le carte che il suo defunto marito le aveva lasciato, ed Emily aveva pensato subito a lui quando si era trovata nel più pericoloso guaio della sua vita... fin dal loro primo incontro, aveva capito che stringere amicizia con el Blanco le avrebbe giovato, prima o poi... il momento era dunque arrivato, e la dama non esitò... appoggiò i gomiti sul tavolo, sporgendosi verso il suo interlocutore... abbassò la voce:
Mio signore... non vi avrei certo disturbato se la questione non fosse della massima delicatezza... di certo voi saprete che, un anno or sono, mio marito, il conte Dangerfield, ha lasciato questa vita... ed io mi sono ritrovata sola ad occuparmi dei suoi affari, di cui non so assolutamente nulla! Di certo siete conscio dei pericoli che corre una giovane vedova inesperta come me...
Emily assunse la più innocente e addolorata espressione che le riuscì, cercando di apparire una povera donzella indifesa... proseguì:
E’ appunto per questo che mi permetto di chiedervi aiuto, mio signore... vedete, io non m’intendo d’affari, e i gentiluomini con cui intratteneva i suoi commerci ora pretendono più di quanto egli, in vita, aveva loro promesso... io non possiedo le cifre che mi chiedono... ma loro sono insistenti, e minacciosi, oserei dire... temo per la mia incolumità, signor marchese... e sono venuta a chiedervi la vostra protezione...
Gli occhi della fanciulla scintillavano... ben più di quanto avrebbero dovuto fare se fossero appartenuti veramente ad una dama in grave pericolo...
Emily, in quell’anno, aveva radicalmente cambiato vita... non che questo l’avesse addolorata più di tanto, in effetti... detestava suo marito, sposato per dovere, un uomo gretto e insensibile che vedeva in lei solo la dote che suo padre, l’Ammiraglio St.Clair, le aveva lasciato... quando il consorte era morto, lei si era sentita alleggerita di un peso insostenibile, almeno fino a quando non aveva scoperto che il conte, noto per la vita rigorosa che conduceva, in realtà si occupava di affari dalla dubbia legalità con i commercianti delle colonie, anch’essi non ligi alla legge... e lei, per non soccombere, era stata costretta ad ingegnarsi in mille modi... e si era scoperta una furfantella di prim’ordine, che non esitava ad ingannare, mentire, persino sedurre se era necessario... aveva conosciuto el Blanco a casa sua... anche lui aveva affari col marito... anche lui, forse, non sempre rispettava la legge... ma vi leggeva nello sguardo qualcosa che le diceva che di lui si poteva fidare... anche se, prima di scoprire tutte le sue carte, voleva vedere quanto egli era disposto ad aiutarla... poi, forse, gli avrebbe rivelato tutto... e lui avrebbe scoperto che la giovane Emily non era tanto innocente come sembrava...
 
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VyTheOwl
view post Posted on 1/10/2006, 08:59




El Blanco guardò a lungo la giovane donna, come a soppesarne le parole e le intenzioni… egli era uomo di lunga esperienza, e diffidava per natura e per principio di chiunque… tantopiù della giovane ed affascinante vedova d’un uomo senza scrupoli. Simone da Cupramontana non era uno sprovveduto e, ricevuta la missiva che gli dava appuntamento alla Taverna El Toro, aveva sospettato di quella donna; ed anche se il ricordo della sua amichevole gentilezza l’avrebbe disposto alla fiducia, aveva egualmente cercato tra gli uomini d’affari ed i bricconi e contrabbandieri che popolavano i porti del Venezuela notizie della sua ospite di quella sera. Con sua sorpresa e non senza un certo divertimento, aveva scoperto che Emily aveva continuato nelle attività intraprese dal defunto marito, con il piglio e l’energia d’un filibustiere e un’assoluta indifferenza per la morale e le leggi delle Colonie amministrate dai sudditi di Sua Maestà Cattolica il Re di Spagna. Senza dar segno di non credere a ciò che ella gli aveva appena rivelato, egli domandò cortese
“Così qualcuno, mia cara amica, avrebbe il coraggio di minacciare l’incolumità di una così nobile e pura dama?”
Si riempì ancora il bicchiere, rimirando in trasparenza il bel color rubino della bevanda… cominciò a bere osservando d’intorno per la sala, salutando ancora con un cenno del capo l’altro europeo seduto a godersi la sazietà, il vino ed il fumo dell’eterna pipa da marinaio, quindi riprese a parlare quasi tra sé, sorridendo misteriosamente alla donna che lo guardava con occhi innocenti.
“Forse non vi ho mai raccontato la terribile storia di quando Laurent in persona venne a cercar soddisfazione d’un carico di pietre ch’egli sosteneva – a torto, lo giuro – io gli avessi sottratto… beh, ci mancò poco che m’appiccasse al pennone della sua nave! Eh, è pieno d’uomini senza pietà e senza scrupoli il mare che bagna queste splendide terre… come quel tale Francois D’Arent, che si dice abbia ucciso addirittura il suo stesso fratello. Di lui si narra che beva solo liquore e che mangi come dieci uomini, ed anche che faccia uccidere senza pietà chi gli deve dei soldi o un’offesa qualsiasi…”
S’avvicinò col viso alla giovane donna che pareva impressionata dal racconto, ma che non dava pel momento segno d’esser spaventata
“Si dice anche” sussurrò confidenzialmente “ch’egli fosse in affari con un ricco inglese della Giamaica, un uomo che dovreste aver conosciuto bene… ed ancora di lui si dice che qualcuno, non più di due mesi fa, abbia trafugato l’oro che il buon Francois aveva a suo tempo sottratto all’incauto socio britannico”
S’interruppe ancora, mandando giù d’un sorso il vino rimasto nel bicchiere, quindi ancora chiese
“Ma voi, mia cara amica, ignoravate tutto questo… non è forse vero?”
 
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La Piuma Nera
view post Posted on 16/10/2006, 22:46




La porta della Taverna s’aprì lentamente, ed un uomo dall’aspetto vecchio e stanco entrò con passo strascicato, avvolto in un mantello di lana e col viso rugoso seminascosto nell’ombra del cappello a larghe falde. La pelle era scura, cotta dal sole, ma l’uomo non pareva avere la fierezza d’un anziano lupo di mare, né l’incedere d’un soldato, né il vestiario ed il portamento d’un mercante o d’un piantatore; piuttosto, egli pareva un essere piegato dagli anni e da un destino poco clemente. Tra l’indifferenza degli avventori, che appena buttato uno sguardo alla porta che s’apriva e scorto il nuovo venuto eran tutti tornati alle proprie occupazioni, l’uomo s’avvicinò con passo incerto al piccolo tavolo ove sedeva quello che da tutti era conosciuto come “El Blanco” in compagnia della bella dama con cui s’accompagnava quella sera. Arrivatovi s’inchinò ad entrambi lentamente
“Perdonate, senor”
Disse prima al Blanco con voce appena udibile, quindi tirò fuori da sotto al mantello un piccolo involucro di tela fermato con un laccio di seta rossa, e l’aprì lentamente… sotto lo sguardo incuriosito e divertito dell’uomo al tavolo ne trasse una lunga piuma nera d’uccello, che prese tra le dita con delicatezza, quasi con reverenza; si rivolse quindi alla donna e spiegò
“Questa, mia Signora, ve la manda il padron mio… che non occorre nominare adesso. Voi saprete certo cosa farne”
Poggiò la piuma sul tavolo, accanto alla mano della giovane… quindi s’inchinò nuovamente ad entrambi ed uscì silenzioso e lento com’era arrivato.

 
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[aBsinTHe]
view post Posted on 11/12/2006, 23:57




"Tu... con quel faccino impertinente... ora... peggio per te..."
Queste poche parole, ringhiate confusamente e con un tono eccessivamente elevato, per un attimo riuscirono a sovrastare la caotica ed estremamente chiassosa mistura di voci, canti sguaiati, risa, e urla che riempiva la taverna.
L'esile braccio ambrato della ragazza fu stretto improvvisamente nella morsa forte e dolorosa di una mano grande, irsuta, eccessivamente callosa e rozza al contatto.
I giovanili occhi neri, dal taglio indubbiamente europeo, prima persi nel vuoto all’inseguimento di non si sa quali pensieri, misero a fuoco un volto posto a un paio di centimetri dal suo: enorme, squadrato, coperto da una nera barba rada e incolta che sembrava confondersi in qualche strano modo con le folte sopracciglia, e singolarmente scuro: impossibile sapere se fosse solo a causa dell'azione del sole o della mistura di sudore e di sporcizia che lo ricopriva.
La giovane ebbe un guizzo di paura, che riuscì a nascondere solo grazie alla ancor più profonda sorpresa causata dall’improvvisa apparizione dello straniero.
Il volto le si contorse in una smorfia, non appena un forte sentore di rhum di infima qualità le colpì violentemente le narici. Immobile, vide la figura minacciosa dell’uomo si chinarsi pian piano su di lei, e all’odore di rhum ben presto si aggiunse uno più indefinito di pece, sudore e sporcizia.
Ma certamente la cosa più sgradevole fu il ritrovarsi quasi schiacciata dal peso inerte di un corpo privo di sensi, vinto dai fumi di un’eccessiva quantità di alcool.
Tuttavia, prima di spingerlo con noncuranza per liberarsene, lasciandolo cadere pesantemente in una zona particolarmente sudicia del pavimento, dietro uno dei tavoli vuoti poco distanti, la fanciulla ebbe la premura di sopportare quella scomoda posizione qualche momento in più, in modo da poter allievare lo straniero dal peso certamente troppo gravoso del sacchetto di monete appeso alla sua cintola.
Gli occhi le si riempirono di disappunto, quando lo scoprì pieno solo di qualche tappo di bottiglia, di polvere e di qualcosa le cui sembianze si avvicinavano orribilmente a quelle di un arto di qualche piccolo animale.
Senza abbandonare quell’espressione estremamente infastidita ricompose la propria postura, senza spostarsi dal polveroso tavolo al quale era seduta, in uno degli angoli più remoti e meno visibili della taverna.
Lo sguardo curioso e attento, di nuovo fisso su un punto ben preciso, posto tra quel misto di corpi, bottiglie vuote e visi arrossati per effetto dell’alcool e dell’aria calda e stantia del locale. L’espressione sveglia e vivace, come catturata da qualcosa.

Certamente, agli occhi di un osservatore abbastanza acuto e lucido, l’ampia casacca e i logori pantaloni maschili sarebbero apparsi solo un goffo tentativo di camuffare quella figura fin troppo esile, anche per un ragazzino di età molto giovane, le cui forme erano indovinabili senza troppa difficoltà, sebbene fossero coperte da una notevole quantità di vesti alquanto sproporzionate. Allo stesso modo i ricci capelli ramati, raccolti sotto un cappellaccio di feltro a larghe tese la cui scura ombra le nascondeva la parte superiore del volto, non bastavano a privare di femminilità i lineamenti di quel viso ambrato, caratterizzato da due gote alte e leggermente paffute, ma, nonostante questo, fine.
E sarebbe stato difficile non increspare le labbra in un leggero riso accondiscendente, o di scherno, nel contemplare quella figura strana, vagamente illuminata sicuramente non da una bellezza appariscente, ma da una certa grazia ancora acerba.
Ma, fortunatamente, in media lucidità e perspicacia non erano qualità tipiche degli avventori della taverna El Toro: più grandi bevitori che uomini dall’intelligenza acuta. Inoltre la confusione di visi dalle fattezze più svariate, peculiarità tipica delle città come Maracaybo, giocava a suo favore.
Fatto sta che quel travestimento, se pur caratterizzato da qualche pecca, che poteva suggerire una certa ingenuità o inesperienza, le era valso fino ad allora qualche sguardo indesiderato in meno, e la possibilità, in una certa misura, di agire indisturbata.
In fondo era anche evidente, sia dall’aspetto sia dal modo di fare, che i piedi della fanciulla, imprigionati in scomodi stivaloni, non erano soliti percorrere le polverose vie di Maracaybo: quella era un'esperienza del tutto nuova. E nonstante questo, le erano bastati pochi giorni per imparare grossolanamente come muoversi per quei luoghi affollati, e cosa poteva aspettarsi da quella città.
Quindi non le ci volle molto a capire che quella sera che l’atmosfera nella taverna era in qualche modo mutata, e che vi era qualcosa di inconsueto tra gente che la popolava, per quanto essa fosse già per sua natura strana ed eterogenea. Più volte il chiasso si era trasformato in mormorio, più volte l’attenzione degli avventori si era concentrata su qualcosa di diverso dall’alcool, dal cibo, o dai dadi. E anche nel caos, anche tra le risa, permaneva un certo senso di timoroso rispetto nell’atteggiamento degli avventori. Persino il proprietario, mentre lì, dietro il bancone , trafficava tra stoviglie e boccali, sembrava misurare i propri gesti, come in presenza di qualcosa, o qualcuno, degno di un’attenzione particolare.
E non era certo una battaglia tra galli che poteva sortire questo effetto.

Per lei era impossibile comprendere il senso di quegli attaggiamenti, anche se sembrava essere l’unica, tra quelle mura sporche di fuliggine, ad averli percepiti con chiarezza.
L'unica cosa che sapeva con certezza era che l’istinto le intimava di stare all’erta. E lei non aveva alcuna intenzione di violare le sue direttive.

Ciò che catturava tutta la sua attenzione al momento, era una lunga piuma nera, abbandonata qualche attimo prima da due mani rugose e segnate dal tempo, sul tavolo di due avventori che non potevano certo esser considerati degni di minor interesse…

Edited by [aBsinTHe] - 11/1/2007, 17:27
 
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La Piuma Nera
view post Posted on 12/4/2007, 21:54




Nel buio oltre la porta, l’uomo scivolò via più rapido di quanto l’andatura curva ed il viso decrepito avrebbero fatto supporre… silenzioso, s’accostò alla finestra piccola ed opaca della Taverna e gettò furtivo uno sguardo all’interno: ai tavoli, il vociare degli avventori era ripreso più chiassoso di prima ma due di loro, El Blanco e la donna che l’accompagnava, fissavano in silenzio lo strano dono che avevano da pochi istanti ricevuto.
“Ti conosco, Blanco… la tua mente tortuosa come le gomene del trinchetto d’un galeone farà il mio giuoco!”
Lentamente, si passò una mano sul volto, strofinando dapprima con delicatezza e poi con forza sempre maggiore; il travestimento cadde a pezzi, cera attaccata alla pelle e sporcata, fuliggine e polvere tra i capelli e sui vestiti, rivelando un volto giovane e dagli occhi che bruciavano come tizzoni ardenti..
“E voi, Señora… siete voi quella che cerco”
Piano, una risata soffocata cominciò ad udirsi dalle labbra sottili appena dischiuse… come un sussurro, si spense nel vento della notte.
 
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Gorca Drakovic
view post Posted on 30/5/2007, 07:43




"Giovanotto, una cortesia per questo vecchio lupo di mare.."

La fanciulla vestita da uomo sussultò al sentire così vicina la voce dell'uomo chiamato MacLane. Ella volse di scatto il capo rendendosi improvvisamente conto che, approfittando del chiasso nella taverna e della sua distrazione ad osservare la strana piuma nera, l'uomo si era avvicinato senza farsene accorgere.

Maclane aveva un'espressione di furbesca soddisfazione mentre si sedeva al suo tavolo senza degnare minimamente di attenzione l'ubriaco svenuto. Non sembrava ostile, anche se gli occhi mandavano uno strano lampo.

".. vorrei prender posto a questo tavolo, se non ti spiace. Sembra che al tavolo dove stavo prima non si riesca a bere un sorso senza che qualche briccone non decida di disturbare. In cambio della tua gentilezza, ti offro di vuotare un paio di bicchieri con me.."

In realtà, dal modo con cui lo straniero si era seduto, sembrava non pensare di aver bisogno di alcun tipo di permesso. Dopo aver lanciato una breve occhiata attorno, proseguì con tono di voce più basso...

"..ebbene, madamigella, cosa ci fa uno scricciolo come lei in un posto di bassa lega come la taverna El Toro?"

Al vedere gli occhi della fanciulla allargarsi di sospetto, luomo se ne uscì con una risatina.

"..stia tranquilla, signorina. Angus MacLane è un ubriacone e un topo di fogna ma non si è scordato del tutto i dettami della cavalleria. Non ho intenzione di farle del male ma, in fede mia, dovrebbe migliorare un po' il suo travestimento. E' vero che qui ci sono solo teste di legno incapaci di distinguere una vera ragazza dalla polena di una nave ma basta che uno qualsiasi con un po' più di occhio degli altri dia l'allerta e si ritroverà al centro dell'attenzione in un battibaleno...

...ma finchè sto seduto qui, non dovrebbero esserci sguardi indiscreti. Adesso posso sapere cosa ci fate qui?"
 
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[aBsinTHe]
view post Posted on 8/6/2007, 18:31




La giovane si mosse sulla sedia, visibilmente a disagio.
Non sembrava gradire particolarmente la vicinanza dell'uomo che le si era presentato con il nome di Angus MacLane.
Colta alla sprovvista, ascoltò in silenzio le sue parole, soppesandole, osservandone senza reagire gli attegiamenti tinti da un velo di arroganza. Ma non era quello che la infastidiva.
La taverna El Toro non era il posto migliore dove intrattenersi con un volto sconosciuto al fine di contrarre una serena conversazione.
Avvicinata così facilmente.. Ben due volte, quella sera. Aggrottò leggermente le sopracciglia, rimproverandosi quella distrazione.
Lasciarsi cogliere di sorpresa poteva il più delle volte rivelarsi ben più di una semplice mancanza, e non era da lei mostrarsi così sprovveduta.

L'uomo chiamato MacLane la osservava con vivo interesse.
Non aveva mancato di notare, con un certo disappunto, la presenza di una nota di diertimento nel suo tono di voce.
No, non sembrava ostile, ma questa possibilità non la portava ad essere meno diffidente. Tutto ciò che desiderava era uscire da quella situazione.
Guardò le maniche della giacca che indossava: sin troppo larghe, arrivavano a nascondere quasi del tutto le piccole mani da ragazzina.
Rivolse allo straniero un mezzo sorriso con una noncuranza forse un po' troppo ostentata.
"Quale rilevanza possono avere gli affari di una" esitò "piccola ladruncola, signore?"
Così dicendo, con un gesto automatico passò un dito all'interno della catenina che le pendeva al collo, lasciando che il piccolo medaglione che si intravedeva scomparisse tra le vesti.
 
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15 replies since 7/9/2006, 21:32   1037 views
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