La Lamastu I

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Valerian
view post Posted on 29/5/2007, 18:24




Shadant - Porto stellare.

Circa due settimane fa.



Era buio, sulla faccia del pianeta che ospitava la grande struttura circolare.
Il porto. Numerose navi grosse come grattacieli, attraccavano e partivano per destinazioni ignote ai piu', che guardavano spesso sbalorditi l'immensità e la grandezza della tecnologia moderna. Era uno spettacolo vedere quelle luci e quei fumi bluastri sollevarsi dagli enormi cilindri posto sul retro delle navi e al di sotto di esse. Enormi costruzioni in metallo, in leghe differenti ospitavano eserciti di uomini intenti a lavorare in comunione, come un grande formicaio spaziale. Queste erano le navi, in quel tempo. Enormi formicai volanti dove c'era piu' di un capitano e un unico ammiraglio, spesso anziano.
Ma quella notte, vi era una sola nave che attirava tutti gli sguardi. Un corteo che sembrava uno di quelli che si vede ai funerali dei Generali d'armata, pattugliava il molo, destinato a quella nave. I soldati erano armati di tutto punto, con le migliori armi reperibili nel sitema di Shad. Le loro divise, erano nere come come la volta dello spazio, e solide come il migliore degli scudi. Le armi potevano incenerire un umano comune con un singolo colpo, eppure, erano tutti affascinati. C'era qualcosa, all'interno della nave che calamitava gli sguardi. Qualcosa che non si sapeva bene cosa fosse, eppure l'aria che si respirava era fredda, e di muta minaccia. Era come se si potesse sentire vagamente, l'aria di Eberon sferzare sulla pelle. un'aria elettrica che sapeva di Male, proveniva da quella nave. Ma affascinava, invece di terrorizzare. Estasiava, invece di incutere rispetto.
Tutto era pronto. Le braccia meccaniche che tenevano ancora la nave fluttuante iniziarono a staccarsi, mentre i fumi bianchi, gli sfiatatoi di quelle braccia, uscivano fuori come soffi di drago. Bollenti e ustionanti. Il corteo, smise di pattugliare quel molo, girandosi a guardare la nave sollevarsi da terra. Essa, non era grande. La Lamastu I, era la piu' grande nave mai costruita, dal nome antico, che forse aveva millenni e nessuno li, sapeva cosa significasse davvero, quel nome. Iniziò a levitare, come se fosse priva di peso, sospinta dai motori sotto di se, dal fuoco verde e insano, come le fiamme dell'Inferno. Ogni singolo operaio del porto, smise di fare ciò che faceva, in quei lunghi momenti che vedevano la Lamastu, sollevarsi in aria. Calò un silenzio di preghiera, interrotto solo dal ringhiante rumore dei motori della nave. Ormai era libera dalle braccia meccaniche, staccatesi da lei. Con le sue ali invisibili, iniziò a salire verso l'alto, con i soli motori sottostanti lo scafo. Lentamente, iniziò ad inclinarsi e la punta della nave, che aveva la conformazione di una lancia medievale, si rivolse verso l'alto. Il fuoco verde iniziò ad essere vomitato anche dai motori retrostanti e la nave prese il volo, sospinta da quella forza titanica, degna di un Dio. Non ci volle molto, prima che raggiungesse l'orbita. L'aria che si respirava ormai, sapeva solo di oli bruciati, e il sapore malsano del combustibile impregnava i vestiti come cosa viscida che si sentiva sulla pelle. Una cosa viva. Era brutta quella sensazione eppure, mentre tutti gl'operai vedevano la nave diventare sempre piu' piccola sulla volta nera del pianeta Shadant, si sentirono sollevati. I mormorii dopo, iniziarono a sentirsi e il normale chiasso portuale tornò con essi. Tutti si rimisero al lavoro e il porto riprese vita, non piu' ottenebrato da quella sensazione di Male che portava con se la Nave. Nessuno sapeva dove fosse diretta. Dicevano che doveva andare nelle "Terre Oscure" chiamate cosi perchè la stella piu' vicina a quel sistema, era molto lontana. Si mormorava che fosse un posto orribile, e nessuno sapeva il perchè, quella nave dovesse andare laggiu'. Inoltre, alcuni dicevano che nelle Terre Oscure, c'era quello che rimaneva della tenebra primordiale, prima che gli Aeons arrivassero e facessero Luce.
La Lamastu I era partita. E con lei, il suo misterioso carico. L'enorme vascello, lo sapevano tutti... era una Nave da Guerra.

 
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Valerian
view post Posted on 29/5/2007, 18:45




Shyksak - Stazione Orbitante

Oggi



Erano ormai due settimane che della Lamastu I non si avevano notizie. Da quel giorno, che l'avevano vista partire, nessuno aveva piu' fatto sentire la sua presenza. I viaggi nelle Terre Oscure erano difficili, ma non impossibili. Niente era ormai impossibile, in quel tempo. Su Shyksak, la vita trascorreva placida e tranquilla. Le Lucertole, cosi chiamate per gl'animali antichi, che assomigliavano loro, conducevano le loro giornate come sempre, commerciando o accogliendo i visitatori del loro vasto e prosperoso pianeta. Ma qualcosa, stava per arrivare a turbare la tranquillità di quel pianeta, e di tutti gl'altri. Ogni pianeta, fu raggiunto dall'Onda. Era stato diramato un messaggio, in ogni frequenza possibile e immaginabile. Tutti ora sapevano. Sapevano cosa portava la Lamastu I ma nessuno, immaginava il perchè di tale propagazione. Il messaggio si ripercosse in onde, piu' volte. Cinque, forse sei volte, la frase "Colui che supererà le prove e aprirà il Sarcofago, otterrà il Potere degli Aeons". Il messaggio era criptico. Soprattutto nessuno, sapeva a cosa si riferisse. Ma il messaggio proveniva da un pianeta molto lontano, sopravvissuto alle Guerre. Un pianeta vecchio e prossimo alla fine. Urano.
La fine di quel messaggio coincise con l'attracco della Lamastu I alla stazione orbitante intorno a Shyksak. Fu come se si fosse suonato un gong, nell'Arena del Colosseo al tempo degl'antichi romani.
Caos. Gli uomini inziarono a correre in ogni dove sulla Stazione, cercando di facilitare l'attracco della Nave. La Lamastu, riportava diversi danni. I cannoni erano stati strappati via, come afferrati da una mano artigliata e in seguito strappati dalla forza di un Titano della mitologia greca. Lo scafo presentava tre, quattro addirittura cinque squarci profondi. La torre di avvistamente era state distrutta, arsa da fiamme di cui non se ne sapeva l'entità. Il metallo era sciolto, colato e ormai solidificato giu, sul ponte. L'immensa nave, era stata ridotta ad un vascello fantasma. Strisce di nera elettricità la percorrevano tutta, e i bagliori scintillanti di qualche cavo elettrico ancora intatto, generavano delle piccole esplosioni di luce all'interno di essa, sullo sfondo cupo e color pece dell'Universo.
La stazione orbitante vacillò, quando la Lamastu I, attraccò. Tutti iniziarono a mobilitarsi, ma solo pochi eletti erano stati scelti,per entrarvi edesplorarla. Shad fu il primo a sapere dell'attracco di quella nave. Ed inoltrò l'ordine, di farla esplorare a delle eprsone, scelte nella folla, che si erano distinte, dalle altre. Il piccolo commando, sarebbe stato l'agnello sacrificale, per la sua sete.

Ma non era l'unico, a volere ciò che conteneva quella nave. Altre forze si stavano mobilitando. Alcune permisero ciò, svegliando la piccola cellula dormiente su Shyksak. Altre, intervenirono in altro modo.

 
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VyTheOwl
view post Posted on 30/5/2007, 10:25




Eberon - L'Altipiano Silenzioso
Oggi - Giorno 109 del Calendario Standard del Sistema Shad



Rosso, il cielo attraverso la polvere sottile perennemente portata dal vendo caldo e sferzante... oltre quella cortina di nebbia purpurea, in basso nella pianura, le sagome gigantesche e minacciose delle Tombe degli Antichi si stagliavano oscure contro il Sole del sistema Shad, vicino come non avrebbe dovuto essere, ed ormai basso sul mutevole orizzonte di rocce dai profili aspri. Le montagne, ad est, erano scenario di sangue dai colori cupi... come denti crudeli del pianeta stesso, confine di una pianura desertica come bocca immonda ad inghiottire qualunque cosa l'attraversasse.
Silenzio, silenzio innaturale su tutto... persino il vento, quella sera, sembrava tacere.
"Tutto l'Universo ascolta"
Era lì, in piedi, avvolto in un ampio saio bianco che copriva la tuta protettiva... stava immobile come le tombe stesse e scrutava lontano attraverso le lenti del visore.
"Tutto l'Universo attende"
Onde, onde di un oscuro messaggio rimbalzavano come impazzite, sottratte agli spazi interplanetari, tra i Mondi degli Uomini... vibrazioni del vuoto, segnali di un tempo passato e dimenticato.
"Il Potere degli Aeons..."
Guardò in basso, verso le sagome torreggianti delle Tombe, spade di mistero levate dalla terra arida verso il cielo perennemente rosso e velato... sarebbero arrivati, non c'era altro posto in cui cercare la soluzione all'enigma.
"In quale forma? Cosa diventerà chi entrerà per primo a contatto con una forza primitiva ed arcana del genere? E cosa sono diventato io, guardiano implacabile di questo deserto di morte?"
Rimase, immobile, a fissare la sfera luminosa del Sole che, lentamente, scivolava oltre il bordo frastagliato della crosta planetaria... restò ancora fermo, impassibile, quando il buio coprì ogni cosa col suo manto. Le Tombe, quelle si vedevano ancora... pozzi di tenebra nel buio attorno, assorbivano i residui di luce come divoratrici insaziabili di ogni goccia d'energia che il pianeta desse loro.
"Perchè mi avete chiamato?"
 
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La Piuma Nera
view post Posted on 11/6/2007, 12:05




Frigidarium - In viaggio sulla Pianura Orientale
giorno 110 del Calendario Standard del Sistema Shad




Il passaggio scavato nei ghiacci procedeva in leggera salita, allontanandosi dal cuore gelido della montagna e dagli insediamenti pullulanti d'uomini della Grotta... nessun odore nell'aria rarefatta e cristallina, solo il suono sommesso della lunga macchina snodata.

A bordo del veicolo l'uomo rimaneva pensieroso ed in silenzio, mentre le ultime luci di segnalazione evidenziavano il confine della zona abitata; poco più in là, il passaggio levigato ed ovale sarebbe sbucato nella desolazione ghiacciata delle colline azzurre: gli ammassi di cristalli sferzati dalla Tempesta Ciclica, da venti troppo forti per qualsiasi piccolo velivolo e letali per chiunque fosse stato sorpreso allo scoperto.

Abile, guidò la macchina-verme nel fondo della piccola vallata... immediatamente, i rampini da ghiaccio dei primi segmenti si conficcarono nella materia azzurrina e lucente, ed il lungo serpentone meccanico smise di scuotersi lateralmente sotto le raffiche sempre più intense.
La macchina si muoveva lentamente, avanzando segmento dopo segmento, allungandosi ed accorciandosi, mentre gli uncini ed i cingoli sfregavano sul ghiaccio; dentro l'abitacolo la temperatura era relativamente alta, ed i rumori del vento, del motore e dei rampini da ghiaccio giungevano attutiti e morbidi.

L'uomo impostò una direzione sul navigatore, e passò a controllare il contenuto dei segmenti da trasporto attraverso il monitor olografico: i cuccioli di Verme delle Nevi sembravano assopiti, leggermente storditi com'erano dalla temperatura ben superiore a quella alla quale si erano adattati nel corso dei millenni. Il loro custode e trasportatore sbuffò soddisfatto: erano a posto, non sarebbero stati danneggiati dal breve trasporto: ben quattromila grossi elminti da liberare al centro della Pianura, in prossimità del territorio di caccia degli Yel'tik... i Vermi si sarebbero moltiplicati in pochi giorni, e sarebbero stati cibo sufficiente ad incrementare anche la popolazione degli stessi Yel'tik. Allevamento indiretto, reso necessario dalla caratteristica particolare, anzi unica, della catena alimentare di Frigidarium; l'esistenza di una proteina e di un enzima abile a scinderla... una proteina comune in quasi tutto ciò che viveva sul pianeta, ed un enzima relativamente raro e quindi prezioso.

Fuori, una raffica di maggiore entità fece sobbalzare la macchina segmentata ed aprire le basse nubi dai colori cangianti; all'orizzonte, un'altra alba gelata.
Chiuse gli occhi: il navigatore avrebbe guidato senza problemi il veicolo ed il suo contenuto fino al centro esatto della grande Pianura che si apriva appena oltre il limitare della vallata, celata alla vista dalle colline azzurre e bianche... un viaggio di molte monotone ore.
Confortato dal rumore attutito e familiare del motore, l'uomo si abbandonò sul morbido schienale imbottito e scivolò - lentamente e dolcemente - in un sonno profondo.


Edited by VyTheOwl - 11/6/2007, 15:08
 
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Valerian
view post Posted on 11/6/2007, 14:33




Eberon - Giorno 109



Qualcuno vestito di bianco, un'armatura, sembrava a prima occhiata. Il volto coperto per intero da un elmetto dello stesso colore niveo. La figura risaltava come un diamante raffinato in mezzo alla distesa sabbiosa che si era ridotta ad essere l'intera superficie di quel pianeta toccato dal Male. L'elmo, presentava una grossa V nera dove ci sarebbe dovuto essere lo spazio per permettere la visione. Un manto lungo il doppio dell'altezza della figura, avvolgeva il torso, e il tessuto -se quello poteva essere chiamato cosi- era sbattuto e percosso dalle raffiche di vento ustionante del pianeta. Egli era rivolto alla figura che sostava sull'altipiano, poco piu' sopra di lui..
Alzò un braccio, lungo e coperto da quell'armatura di metallo niveo, che rifletteva la luce della Stella Shad come uno specchio. Era luminosa, quella figura. Quasi, trasmetteva un senso di pace interiore, mentre il dito indice di una mano composta da sole tre dita, andava ad indicare l'uomo sull'Altipiano.
Poi, aprì le dita, puntando il palmo della mano verso di lui, dopo averlo indicato, quasi in un segno di saluto Romano. La mano destra, quella che salutava, rimase ferma verso l'alto abbastanza a lungo da permettere al Custode dell'Altipiano di nottare qulla figura. La mancina, avvolta nel lungo manto bianco, si mosse. Lentamente, una piccola scatola nera, deliziosamente itarsiata, venne staccata delicatamente dalla cintura dello stesso colore. La figura si inchinò a terra, fino a quando il ginocchio destro non affondo nella sabbia rovente. Poggiò li, la scatola color pece, e si rialzò. La mano destra, formate da quelle sole tre dita aliene, si punto prima sulla fronte, toccandola con il palmo. Poi, all'altezza di una bocca umana, poco sopra il mento, dove terminava l'elmetto candido, e infine al centro del petto. Tornò quinndi a sollevarsi, nello stesso gesto compiuto poco prima, prima di abissarsi nel lungo manto niveo. Il bianco, simbolo di purezza e bontà. Non si sapeva, quale folle potesse avventurarsi da solo, e senza una visibile attrezzatua adatta, in quel posto desolato. La figura bianca, giro su stessa, rivolgendo le ampie spalle a colui che lo sovrastava, dall'altipiano. Iniziò quindi ad allontanarsi, fino a che un piccolo rettangolo nero non si aprì davanti a lui. Non si sentì nulla. Si vide solo, in lontannza, l'aprirsi di questo rettangolo di tenebra, in cui la figura bianca scomparve, chiudendolo dietro di lui.
Non era niente di strano, per una mente abituata a vedere dei miracoli tecnologici come quello. Probabilmente, li, vi era una nave, o un mezzo di trasporto in grado di oscurarsi, e di riflettere la luce della Stella in ogni direzione, provocando una sorta di invisibilità temporanea. La scatola nera, rimase li, sotto il vento incessante e graffiante di Eberon, sola, abbandonata al libero arbitrio del Custode dell'Altipiano che, avrebbe potuto lasciarla li, o andarla a recuperare. Tutto, si fonda su una scelta. L'intero cosmo, è governato dalla razionale legge della causa e dell'effetto, e quindi, dal libero arbitrio.

Frigidarium - Giorno 110



Il riposo dell'Allevatore, non era destinato a perdurare per troppo tempo. Una, forse due ore dopo, composte da 60 minuti umani, il sistema di comunicazione iniziò ad mettere luce e vibrare. Una chiamata, molto probabilmente. Una chiamata che venne accettata automaticamente dal dispositivo. Una trasmissione che proveniva da oltre il Sistema Shad. Il piccolo ologramma, alto forse 40 centimetri, proiettò una figura, con le mani unite dietro la schiena. Una figura nera, con una lunga veste terminante in un ampio cappuccio. Un buo nero, un unico buco di insondabile oscurità vi era, al posto del volto. La voce, era completamente inumana. Niente, su quella figura era naturale, ne lo sembrava minimamente. La voce glaciale, metallica, sembrava essere lo scherzo mostruoso di un sadico caso sonoro, provocato dal rimbalzo dei suoni che una cascata di chiavi tintinnante e incessante sulle pareti di un pozzo profondo come la fossa delle Marianne, vomita su questo mondo. Erano poche parole, ma per qualche istante, gli emettitori del suono sembrarono collassare. "La nave è giunta. La stazione orbitante di Shyksak attende. Dormiente." La comunicazione era arrivata ovunque. Anche laggiu, su quel pianeta dimenticato dalle Stelle e dal calore. Ovunque era stata sentita. C'era chi gli aveva dato poca importanza, presa come uno scherzo delle onde di propagazione spaziali, chi invece, aveva dato un enorme peso alla cosa. L'ologramma scomparve, risucchiato via dai sistemi di controlli in un piccolo bagliore bluastro. I Vermi erano immobili. Rimasero immobili per tutto il tempo che la voce si sparse per il veicolo. Era forte. Era colma di un'autorità fuori dai canoni umani. Inquietava, per l'alieno tono. Se attraverso un ologramma poteva quasi far scoppiare un cuore umano, dal vivo, doveva essere ancora peggio. O forse non lo era affatto. Forse era stata solo modificata dalla tecnologia. Ma la cosa che piu' faceva riflettere, era che quella comunicazione, era stata accettata automaticamente dai sistemi. Tutto tornò nel silenzio, spezzato solo dalle raffiche di vento e dal tintinnio e stridore metallico del veicolo che, con la stasi, combatteva quel vento gelido e tagliente come lame orientali.
 
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VyTheOwl
view post Posted on 18/6/2007, 17:02




Eberon - L'Altipiano Silenzioso - nella Casa
Oggi - Giorno 109 del Calendario Standard del Sistema Shad




La strana, piccola scatola gli pulsava tra le mani come se fosse viva, ancora calda di sole e sabbia... gli avrebbe bruciato le dita allungate e sensibili, se non fossero state protette dai termoguanti. Osservò gli intarsi con una specie di sognante stupore, quasi la sua mente fosse attirata in trappola dai raffinati ed elaboratissimi disegni; nella luce del tramonto sembrava quasi che si muovessero.
"Cosa c'è qui, proprio qui tra le mie mani?"
Lo stupore se ne andò lentamente, sospinto via da una vaga inquietudine che aveva i colori cupi della notte imminente... in qualche modo, l'apparizione luminosa l'aveva condizionato, aveva direzionato la sua consapevolezza sulla scatola - non si era quasi accorto d'aver camminato, nè di essersi chinato a raccoglierla - ed aveva addormentato la sua naturale diffidenza, sopito i suoi sensi di solito acutissimi e perennemente all'erta...
Una raffica di vento lo fece barcollare, ed egli si riscosse completamente... ricordi, ricordi confusi di altri esseri simili a ciò che aveva visto gli affollarono i pensieri, infilandosi tra i suoi dubbi più antichi e le sue più oscure ed insondabili paure.
"Il mio passato... o la chiave del mio futuro?"
Lentamente, si voltò e tornò sui suoi passi, verso l'imboccatura nascosta del lungo tunnel che portava alla sua casa sotto le rocce... il Luogo del Silenzio e della Contemplazione, il suo regno e, oramai, la sua prigione. I luceglobi alle pareti s'illuminarono della loro fredda e bianca luce soffusa mentre egli oltrepassava il campo di contenimento termico; si tolse il mantello e la tuta termica, sfilò i guanti e ripose tutto nell'attivocustodia che avrebbe provveduto da sè a sterilizzare e pulire gli indumenti e gli apparati tecnologici che contenevano. Aprì la piccola porta di plastica a scorrimento in fondo al passaggio scavato nella pietra ed entrò; non gettò nemmeno un'occhiata a quell'ambiente tanto familiare... appena la porta si richiuse con un sibilo dietro di lui, passò le dita sulla scatola lentamente, cercando il sensore che l'avrebbe aperta: non si fidava, ma la spinta a svelare quel mistero era davvero troppo potente.
 
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