Il Porto delle Nebbie

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VyTheOwl
view post Posted on 23/4/2008, 01:33




Alla Locanda del Gatto Volante
Solstizio d'Inverno - anno 2108 dell'Impero

La Locanda del Gatto Volante non era ciò che si dice un locale calmo e silenzioso, un posto adatto ad una serata romantica o ad ore di pacifica e calma riflessione davanti ad un unico bicchiere di vino.
Il vino, che pure vi si trovava di ottima qualità e di molte pregiate varietà, scorreva invece a fiumi tra brocche di ceramica decorata e caraffe di cristallo dalle trasparenze multicolori; tra i tavoli di legno scuro si aggiravano chiassosi per lo più studenti dell'Accademia, della quale la Locanda fungeva in parte da dormitorio e da ritrovo serale.
Le tuniche scure degli Allievi dell'ultimo anno contrastavano stranamente con l'atmosfera così gioviale e colorata di suoni ed odori dell'ampia sala, in fondo alla quale Artisti di ogni livello ed abilità giocavano a creare immagini e suoni che finivano per lottare, sopraffarsi a vicenda, mescolarsi in un turbinio insensato e vivace. L'aria densa di voci e risate odorava di prelibatezze rare e di pane appena sfornato, dei dolci tipici delle città della costa meridionale, dell'aroma delle bevande fermentate e dell'odore persistente delle botti e degli otri colmi.

Quella sera, appoggiandosi al bancone di marmo, legno e rame, l'uomo che tutti chiamavano semplicemente "oste" - parola pronunciata spesso nella Locanda, urlata con i più disparati toni di voce e le più diverse intenzioni - si sorprese a chiedersi da quanto tempo andasse avanti la sua vita di signore e padrone di quel luogo, forse poco nobile, ma di certo apprezzato quanto l'Accademia stessa da Allievi e Cittadini di Ocis Roch.
Era un uomo pratico e concreto, poco incline a porsi domande sul senso dell'esistenza e della Storia, che traeva piacere dall'allegra confusione della quale si era circondato, dal gusto della birra scura che riempiva le piccole botti di rovere della sua cantina, dal cibo che preparava con la maestria di chi da duecento anni regola temperature e tempi di cottura, sceglie ingredienti, miscela sapientemente, annusa, assaggia.
Stupito da sè stesso e dai propri pensieri, quasi non si accorse del giovanotto che gli si era avvicinato chiamandolo a più riprese. Lo conosceva, gli serviva da bere ogni sera da almeno otto anni, e per i primi mesi in cui il ragazzo aveva frequentato l'Accademia lì ad Ocis gli aveva anche affittato una delle sue camere, al piano superiore dell'ampia costruzione.

"Che vuoi adesso, Nosistre?" l'apostrofò...
"Non hai bevuto abbastanza per questa sera? Non ho intenzione di farti riaccompagnare a casa anche stavolta, sai..."

L'altro, impettito nella sua tunica nera lunga e stretta, lo squadrò con un sorriso sarcastico e non del tutto sobrio; quindi gli strillò di rimando
"Versami un Rosso delle Colline, oste maledetto. E ricordati che il conto di questo mese è già tutto pagato! ...Piuttosto..."
continuò con fare confidenziale, abbassando la voce quel tanto che bastava a costringere l'oste stizzito ad avvicinarsi per ascoltare "che cosa mi sai dire di quelle due... quelle due Veggenti che erano qui l'altro ieri.?"

L'oste grugnì qualcosa indaffarato, ma non diede segno di voler rispondere, ed il giovane lo incalzò insolente:
"lo so benissimo che non te ne sfugge una, sarai anche vecchio ma certo non sei stupido... le hai viste quelle due, ci scommetto una botte di Malagìano Invecchiato contro quattro monete di rame!"

Il locandiere stava per investirlo con il suo burbero disappunto, quando un aiutante silenzioso e dallo sguardo stranamente serio e profondo l'interruppe, porgendo a Nosistre il calice che aveva poc'anzi ordinato, e tornandosene poi in un angolo del locale a spolverare vecchie preziose bottiglie. L'Allievo chiamato Nosistre rimuginò un momento, bevve lentamente un sorso del vino profumato ed appena frizzante, quindi chiese ancora, dimentico delle misteriose bellezze di qualche sera prima
"Il tuo nuovo aiutante... com'è che si chiama?"

"Lowe" rispose l'Oste riponendo una bottiglia scura e vuota "perchè?"

"Perchè?" rise l'altro "Perchè i giovani del mio corso non fanno che parlare di lui... sapessi che storie s'inventano. Anche se, a dirti la verità, strano è strano. Non trovi anche tu?"

"No" fu la risposta secca e decisa; ma Nosistre era troppo ubriaco per accorgersene, o troppo inesperto per cogliere i segni di qualcosa più che un semplice carattere scorbutico.

"Dicono che sia capace di molte cose, dicono... ed una Veggente di Primo Stadio, una che esce con Marul il biondo - dovresti conoscerli.."

l'altro annuì distrattamente, lasciando che il ragazzo proseguisse
"Insomma, quella veggente dice che molte di loro hanno percezioni strane quando lo incontrano."
Gli sfuggì una smorfia di aperto sarcasmo...
"Altro che percezioni, dico io... certo, è un uomo affascinante, lo devo ammettere" disse, squadrandolo.

L'aiutante Lowe, al lavoro davanti agli scaffali ingombri di brocche e calici, non diede segno di aver notato il suo sguardo insistente... in silenzio, con movimenti fluidi, ordinava bottiglie, bicchieri e tazze, con espressione seria e distante sul volto dai tratti decisi - come immerso in oscuri ed antichi pensieri senza nome nè parole.

"Dicono, sussurrano"
Nosistre guardò l'Oste negli occhi, in cerca di una conferma
"che sia addirittura un Maestro, finito qui per chissà quale motivo. Che abbia del potere è indubbio... solo, che ci fa a pulire piatti?"

"Aveva bisogno di lavorare" sillabò freddo l'Oste "ed io avevo bisogno di un assistente, dato che voialtri sapete soltanto bere e far casino!"
"E non gli hai chiesto chi è e da dove viene?"
Nosistre accentuò a bella posta la sua incredulità, finendo poi d'un sorso il bicchiere.

"No, gli ho chiesto se sapesse cucinare. Mi è parsa una domanda più utile... ed a proposito di cucinare: lasciami lavorare, che è ora di cena e la gente ha fame. Non sei l'unico cliente di questa Locanda, anche se pare tu non te ne sia proprio accorto! Aspetta..."
disse, prevenendo una risposta seccata del ragazzo
"bevitene un altro, offro io..."
gli riempì ancora il bicchiere alto ed allungato
"Ma fammi lavorare, per carità. Quella tavolata laggiù è qui da mezz'ora ed ancora non ha nulla da mettere sotto i denti" concluse.

Lasciò Nosistre al suo bicchiere di vino rosso, senza dargli possibilità alcuna di replicare, e scomparve rapidamente oltre la soglia della cucina. Nosistre bevve rapidamente quello che doveva essere l'ultimo bicchiere della sua serata, quindi si avvolse nel mantello ed uscì a passi malfermi dalla Locanda incamminandosi per le vie battute dal vento denso d'umidità di Ocis Roch, l'avamposto sull'Oceano Meridionale, la città di pietra conosciuta nell'Impero come "il Porto delle Nebbie."


Edited by VyTheOwl - 24/4/2008, 04:01
 
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|Athalie|
view post Posted on 29/4/2008, 22:09




"Oste! Oste!" urlò per la terza volta da quando avevano preso posto ad un tavolo della Locanda del Gatto Volante "Accidenti, oste, quanto ci vuole per prendere un'ordinazione? Guarda che non abbiamo mica tutta la sera a disposizione, sai?"

Il suo tono era irritato, in qualche modo offeso, sebbene il pover'uomo non avesse colpa alcuna se non quella di dar retta alle ciance di quel buono a nulla di Nosistre. Si alzò e si diresse al bancone, sperando in qualche modo di accelerare i tempi.

"Oste! I miei...amici" esitò nel pronunciare la parola amici "ed io abbiamo sete! Perchè non ci scaraffi un po' di birra e ce la porti al tavolo? Offro io!" e posò sul bancone una piccola bisaccia di cuoio contenente diverse monete. "Riempigli la gola finchè ne avranno voglia" disse prima di tornare al posto.

Una volta seduta si guardò intorno e ciò che vide non accrebbe di certo la sua già poca gioia. Stavano festeggiando il suo ventesimo compleanno, ma l'unico volto noto era quello di sua sorella, per il resto il tavolo era affollato di pivellini dei primi anni, presenti più per il suo nome che per sentimenti di amicizia nei suoi confronti. Dei compagni di corso nemmeno l'ombra, ma in fondo al tavolo vide una figura familiare... "Absinthe!" esclamò alzandosi in piedi "Absinthe! Che piacere vederti! Ma cosa fai lì in mezzo a quei bambini? Vieni! Vieni qui, c'è anche mia sorella...vi conoscete?" e rivolgendosi ad Ashelia "Sorellina, lei è Absinthe. Oh, è un'artista straordinaria! Dovresti vedere di cosa è capace, pensa che..." ma le parole le si smorzarono in bocca nonappena si rese conto dell'espressione che troneggiava sul volto generalmente sereno della sorella.

"Ashe? Cosa c'è? Stai bene?"
nonostante non avesse mai dimostrato grande attaccamento nei confronti della sorella -così come non l'aveva mai dimostrato nei confronti dei suoi genitori- ora i suoi occhi tradivano un'espressione inquieta e preoccupata. Non aveva mai visto sua sorella così.


Edited by VyTheOwl - 30/4/2008, 17:39
 
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.edea.
view post Posted on 30/4/2008, 17:31




"Che strana situazione per festeggiare" si disse la donna mentre sua sorella, seduta fino a poco prima al suo fianco, si decise a dirigersi al bancone per attirare l'attenzione dell'oste.
Si guardava intorno, osservando l'ambiente con il suo solito sguardo indagatore, per poi passare in rassegna i suoi compagni al tavolo. Non sembrò riconoscere nessuno, ma del resto era normale, essendo venuti dietro sua sorella. Tutti intenti a seguire con lo sguardo Elanor che faceva i suoi numeri.
Un lieve sorriso le affiorò sulle labbra mentre i suoi occhi tornavano alla schiena di sua sorella intenta ad appoggiare un sacchetto di cuoio sul bancone. Poi qualcosa sembrò cambiare nell'aria.
Il sorriso le morì sulle labbra, mentre quella sensanzione diventava un veloce brivido che le corse lungo la schiena. Davanti agli occhi le immagini che vedeva erano confuse, quasi come se fossero al di là di un velo. All'improvviso capì. Fu un lampo, ma chiuse subito gli occhi. Se fosse stata anche solo di un livello in più, forse non ne avrebbe avuto bisogno, ma non ci pensò. Colse più forte quell'onda del tempo. Un'onda nella testa. Qualcosa che non riuscì a definire e che per questo la lasciò inquieta.
Lentamente riaprì gli occhi e sentì la voce di Elanor che la chiamava. Voleva presentarle qualcuno, ma ora il suo tono di voce era lievemente agitato. Era comprensibile. Poteva solo immaginare l'espressione che adesso dominava il suo viso.
"Si, Elanor, sto bene" rispose in un filo di voce. Chiuse e riaprì gli occhi e finalmente ritrovò il senso di ciò che la circondava, sebbene quella vaga sensazione non l'abbadonasse.
"Va tutto bene" ripetè, questa volta con il suo solito tono di voce, mentre alzava lo sguardo al viso di sua sorella. "Ma dovrò recarmi da Merela prima possibile" aggiunse, gli occhi in quelli di lei.
Lanciò un fugace sguardo a quelli seduti al tavolo, poi finì in un sussurro "Mi sono appena accorta di dover discutere una questione con lei"


Edited by .edea. - 3/5/2008, 13:10
 
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Twilight Lord
view post Posted on 1/5/2008, 11:48




Affollata e rumorosa come sempre questa locanda... Non si era mai sentito molto a suo agio in quel posto, ogni sera si riempiva di altri allievi dell’accademia, che si divertivano e chiacchieravano, e lo facevano in un modo così naturale che lui non riusciva a concepirlo. Per questo preferiva passare le serate in qualche parco, dove poteva riflettere in tranquillità, o restare nella sua stanza a leggere qualche libro. Quella sera tuttavia era particolare: era il compleanno di Elanor, l’allieva più famosa dell’accademia, nonché colei le cui abilità erano spesso ambite dai più giovani adepti della Via della Spada. Jin certo non si aspettava di aver la possibilità di avvicinarsi molto a lei, tantomeno di poter stare allo stesso tavolo! Spesso si era meravigliato di come quasi nessuno sembrasse conoscerla di persona, pareva che non avesse amici, o che ne avesse molto pochi; questo lo incuriosiva molto: com’era possibile che una persona così dotata fosse così sola? Ovviamente stando lì al tavolo aveva notato che non era molto socievole, e che era facilmente irritabile, come dimostrava il modo con cui si era rivolta all’oste. C’era però qualcosa che gli sfuggiva, perché appena aveva visto l’artista aveva cambiato atteggiamento, tanto da sembrare quasi una persona allegra e spensierata, come erano gli altri avventori del Gatto Volante.
Perso nei suoi pensieri, Jin non aveva quasi spiccicato parola, e solo quando Ashelia si era comportata in quel modo strano aveva riacquistato pienamente il senso della realtà che lo circondava. Ashelia è una veggente, è questo che succede quando vedono qualcosa? E se ho ragione, cosa avrà mai visto?
 
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feFnir
view post Posted on 1/5/2008, 23:37




Quasi divertito dallo strepitare della giovane eppur particolarmente dotata allieva della Via della Spada, Ross, seduto al tavolo, tra alcuni volti noti ed altri assolutamente sconosciuti, probabilmente i nuovi allievi dell'Accademia, continuava ad osservarla.
"dunque le voci erano vere, ha davvero un carattere particolare" pensò.
Era la prima volta che aveva l'occasione di vederla di persona, sebbene ne avesse tanto sentito parlare nei corridoi dell'Accademia. Rimase piacevolmente sorpreso, potendola osservare meglio, dalla sua bellezza: c'era qualcosa di ammaliante nelle profondità grigie dei suoi occhi; una bellezza, forse, resa così particolare proprio perchè accompagnata da un altrettanto unico carattere.
"io non riuscirei mai a comportarmi così, probabilmente" si disse, dopo aver soppesato le parole con le quali Elanor aveva liquidato l'oste.
Continuava ad osservarla, studiandone la gestualità decisa ed i lineamenti del suo volto ad ogni cambio di espressione; ma ciò che vide, quand'ella ritornò al tavolo, fu un'espressione che mai si sarebbe sognato di vederle dipinta in faccia in quella circostanza festosa... sembrava preoccupata.
Subito spostò lo sguardo verso Ashelia, dall'altro lato del tavolo.
Sembrava incerta, come assalita da un'improvvisa inquietudine. Non sorrideva più.
"non sta male" realizzò.
Aveva imparato a riconoscere gli stati di "visione" delle veggenti ed a discriminarli da un procinto di malattia; era stato uno degli obiettivi formativi del suo primo anno di corso all'Accademia.
"deve aver visto qualcosa che l'ha turbata e non deve essere certo stato qualcosa di piacevole" pensò.
"ma chissà che..." poi, però, un'altra domanda soggiunse prepotentemente alla sua mente
"...e chi mai sarà Merela?".


Edited by feFnir - 2/5/2008, 01:06
 
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[aBsinTHe]
view post Posted on 2/5/2008, 16:09




L'Artista partecipava al vociare generale, senza far molta distinzione tra un'interlocutore e l'altro, prestando attenzione ora a questo, ora a quel discorso. Riconosceva buona parte di quei volti, ma solo ad un numero esiguo di essi sapeva associarvi anche un nome. Per lo più, allievi dell'accademia he avevano intrapreso la loro Via parecchi anni dopo la conclusione del suo percorso di studi tra quelle mura.
Il numero d'invitati, l'entusiasmo e l'emozione che si muoveva tra gli studenti del primo anno per il semplice fatto di sedere a quella tavola, gli sguardi, la tensione tra impulsi d'ammirazione e d'invidia concentrata su un'unica figura erano a testimonianza della popolarità di cui godeva la giovane Eleanor. La cosa non la stupiva: l'eco delle sue straordinarie capacità andava ben oltre i muri dell'accademia.
Sentì fare il suo nome.
Quella ragazza era il topos perfetto della fanciulla-prodigio: uno straordinario talento, accompagnato da un'altrettanta straordinaria solitudine. Cosciente della sua diversità e superba nella sua invisibile torre d'avorio..
Smise di giocherelare con un verde zampillo, lasciando che si attorcigliasse intorno al suo indice per poi frantumarsi in mille goccioline, e si alzò. Multicolori, simili a spruzzi d'acqua, o a fluidi colorati, ora come vermicelli tondeggianti od oblunghi, striscianti tra boccali, alcolici, pietanze, ora rimbalzanti come biglie: ne correvano a centinaia, per tutta la tavola. Si intrufolavano tra le dita degli avventori, ne intrecciavano i capelli, si infilavano in pertugi del legno tarlato, in nasi ed orecchie, con tintinnii o con uno scrosciare di gocce di pioggia che era difficile indovinare tra i rumori della locanda. Alcuni vagavano per il resto della locanda, persino dietro il bancone, ad attirare l'attenzione degli altri avventori. Più per lo svago dell'Artista stessa che per quello degli invitati, che ne traevano solo brevi momenti d'ilarità, non appena la loro attenzione era stata capace di rivolgersi ad altri soggetti.

"...dovrò recarmi da Merela prima possibile"
Quel nome non le sfuggì. Nessuna Veggente, per quanto inesperta, si inquietava così di fronte al manifestarsi dell'Occhio, a meno di un motivo in qualche misura valido. Da dove veniva tutta quell'urgenza?
 
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VyTheOwl
view post Posted on 3/5/2008, 01:20




Ocis Roch - Solstizio d'Inverno
Una finestra sul Porto

B
uio. Silenzio. Le pareti della stanza si perdevano nell'oscurità, mentre nemmeno un raggio di luce lunare filtrava a rischiarare la notte ventosa del Porto delle Nebbie. La figura nascosta nelle ombre fitte della stanza si avvicinò a passi lenti alla finestra, scostò la pesante tenda - azzurra o nera, era impossibile indovinarlo nel buio pesto di quella sera - e scrutò giù, verso le alte onde scure dell'Oceano, illuminate dalle lanterne del porto e dai globi luminosi che pendevano dai bordi e dai pennoni di navi e barche da pesca.

"E così tutto ha inizio, eventi nascosti in altri eventi, strade celate nel gelo di questa notte si dipanano tra cielo e terra..."

Il vento s'insinuò tra le pieghe della tenda e del mantello, dita gelide di umidità che parlavano di distese d'acqua a perdita d'occhio, di abissi d'Oceano insondabili come futuro troppo remoto. Sulla scrivania d'ebano nero, le pagine di un antico libro rilegato cominciarono a girare da sè, quasi un presagio d'una storia ancora da scrivere, e di cui solo il principio fosse stato impresso sui fogli bianchi.

"Dunque si..." riflettè "doveva essere fatto."

La consapevolezza era confortante, sebbene non bastasse a soffocare l'inquietudine, a far tacere i pensieri e le loro voci che - insistenti come il vento di quella notte - si affollavano nella mente.


Edited by VyTheOwl - 3/5/2008, 04:26
 
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.edea.
view post Posted on 3/5/2008, 12:31




Alla Locanda del Gatto Volante
Solstizio d'Inverno - anno 2108 dell'Impero

Lo sguardo della donna si fermò sul volto della persona che sua sorella voleva presentarle. Sorrise. Presentazione inutile dal momento che si conoscevano già bene.
"Ciao Abshint" la salutò con un sorriso "Davvero un momento insolito per reincontrarsi".
Si voltò verso la sorella e le lanciò un cenno che sapeva avrebbe interpretato nel modo corretto. Non poteva restare ancora lì seduta tranquilla a bere. Quella sensazione che l'aveva invasa diveniva più insistente di minuto in minuto. Doveva assolutamente parlarne con Merela. Forse lei avrebbe potuto dirle qualcosa in più.
"Io devo allontanarmi per un pò" disse rivolta all'artista "Il che sembra quasi una beffa se si pensa a quanto poco spesso ci incontriamo, Abshint". Fece una pausa, poi aggiunse "Ma se non hai altri piani per la serata, potresti accompagnarmi".
Detto questo salutò la sorella e si recò verso l'uscita della locanda. Di certo non poteva constringere l'amica a seguirla, ma se l'avesse voluto non glielo avrebbe impedito.

Fuori l'aria era fredda ed un vento spazzava le strade illuminate alla meno peggio. Di certo era trascorso un bel pò di tempo da quando erano entrati nella locanda perchè le strade non erano più affollate e si intraveda giusto qualcuno che si affrettava a trovare un riparo dal forte vento.
Ashelia portò le mani alle spalle e strofinò velocemente il leggero tessuto. Avrebbe di gran lunga preferito restare al caldo della locanda, tuttavia quella sensazione sconosciuta l'aggrediva sempre più spesso. Scosse la testa e si diresse verso gli edifici dietro il porto. Non dovette percorrere molta strada, ma quando si voltò notò che Abshint la seguiva. Le affiorò un sorriso sulle labbra. Sembrava che quella placida serata si stesse rapidamente tramutando in un insieme di novità. Alcune piacevoli altre imprecisate.
Finalmente giunse alla piccola villetta a due piani in cui viveva Merela. I capelli mossi dal vento le finivano davanti agli occhi, ma le confondevano la vista molto meno di quello che sentiva. Aveva la mente aggredita da strane onde che diventavano sempre più ravvicinate e impetuose.
"Dobbiamo entrare qui" disse rivolta alla sua accompagnatrice, ma continuando a guardare davanti a sè. Doveva assolutamente sapere cosa stava succedendo.
 
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[aBsinTHe]
view post Posted on 3/5/2008, 16:14




Villa della Veggente Merela
Solstizio d'Inverno - anno 2108 dell'Impero

Il tragitto che le separava dalla dimora di Merela era stato percorso in silenzio, Absinth al seguito della Veggente, giusto pochi passi l'una distante dall'altra.
Sapeva che quello era stato tutt'altro che un semplice invito di cortesia: vera e propria attestazione di fiducia, l'Artista non aveva potuto far a meno di provare un senso di orgogliosa gratitudine. Certamente, l'intera vicenda la incuriosiva : tuttavia, un momento più consono alle domande sarebbe arrivato successivamente. Fino ad allora, la sua voce non avrebbe distolto la mente della Veggente nè dall'Occhio, nè dal Flusso dei suoi stessi pensieri.
Restò con lei sulla soglia per diverso tempo, senza che nessuno giungesse a riceverle. Fece vagare lo sguardo sulla sagoma della recinzione e sui profili neri delle piante che ornavano l'entrata della villa. C'era qualcosa che stava iniziando a metterla a disagio nell'oscurità notturna: non un soffice manto che avvolgeva la città in uno sfumare di toni indistinti, ma un'assenza di luce quasi concreta, opprimente, che schiacciava cose e figure.
Ashelia colpì il legno della porta con il pesante battente d'ottone per l'ennesima volta, poi tentò di aprirla, decisa ad entrare, senza incontrar la resistenza di catene o serrature.
E' molto turbata...
La sensazione della mancanza di alcuna interruzione reale tra l'ambiente esterno e quello interno si accompagnò alla percezione di un'innaturale rigidità nel corpo di colei che le stava accanto, il bianco di una paio di occhi vitrei e senza vita lampeggiava verso di loro dal fondo della sala. Absinth sfiorò con l mano l'avambraccio della compagna, preoccupata. Cercò di parlarle, ma la sua voce fu nient'altro che un'impercettibile sussurro.
"Ashelia.."

Edited by VyTheOwl - 4/5/2008, 00:21
 
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.edea.
view post Posted on 3/5/2008, 17:25




La donna restò immobile guardando dritto davanti a sè. La stanza, illuminata fiocamente, faceva da sfondo a qualcosa che le sembrò icomprensibile. Impossibile. Ogni cosa che la circondava, dalla mano dell'amica sul braccio ai frenetici pulviscoli nell'aria, sembrava trasmetterle un orrendo presagio. Non era come se l'era aspettato. Non era come doveva essere.
Fece un passo oltre la soglia fino a scorgere la figura seduta su una poltrona solitaria in fondo alla sala. Quella sensazione. Quel silenzio. Quel corpo immobile.
"Merela?!" la chiamò incerta. Ma non ci fu risposta. E scoprì con sgomento che non se l'aspettava. Merela ormai era un corpo senza vita. "No..." si lasciò sfuggire in un sussurro.
Si voltò verso l'amica e le fece cenno di seguirla. Era contenta di non essere da sola. E ancor più che ci fosse lei in quel momento. Era sicura che non si sarebbe lasciata prendere dal panico o da banali frasi di circostanza. La guardò negli occhi e fu sicura che non era questo che avrebbe sentito da lei.
"Cosa mai può essere successo?" si chiese guardandosi intorno.
Prese per un attimo la mano dell'amica e la strinse, prima di avvicinarsi alla poltrona ed inginocchiarsi accanto alla donna che era stata la sua tutrice nel mondo della veggenza. Chiuse gli occhi quando sentì di nuovo quell'onda divenire più forte. Sembrava che, nonostante la morte, Merela avesse intorno una specie di campo magnetico che lei poteva percepire. Uno spazio d'aria intriso del suo sapere. Provò a lasciarsi trascinare in quel miscuglio di sensanzioni e vide. Confusamente, ma vide. Immagini che non riuscì a distinguere, suoni a tratti troppo forti per essere distinti bene e troppo flebili per poter essere uditi chiaramente. Tuttavia fu abbastanza sicura di cose rappresentassero. Merela non era morta naturalmente, ma qualcosa o qualcuno aveva posto fine alla sua vita. E probabilmente non sarebbe stata l'unica veggente candidata a quella fine. Non era qualcosa che riguardava solo lei, ma probabilmente tutto l'Ordine.
Riaprì gli occhi, scossa da violenti brividi. Era la prima volta che una visione, tanto confusa, le lasciava addosso un simile misto di spavento e inconsapevolezza.
"Non riguardava solo lei" disse, lo sguardo perso nel vuoto "Non riguardava solo lei e questo è solo l'inizio"
Gli occhi le si colmarono di lacrime. Adesso l'aggredì finalmente la grandezza della perdita. Merela era stato il suo principale punto di riferimento. Quello più vicino. Pronta a chiarirle i suoi dubbi sulle visioni che aveva ed a guidarla verso la conoscenza dell' Occhio. E adesso non c'era più.
Rimase immobile, incapace di rialzarsi ed uscire da quel flusso che era ormai l'ultima impronta di Merela.
 
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VyTheOwl
view post Posted on 3/5/2008, 23:19




Per le strade di Ocis Roch - Villa della Veggente Merela DeSoys
Solstizio d'Inverno - anno 2108 dell'Impero.



Il Capo Vigilante Joshe BenAèr camminava con lo sguardo basso e l'umore più nero della notte che lo avvolgeva verso l'abitato di Ocis Roch... in realtà, stretto nel suo mantello sobriamente decorato, correva più che camminare, sfogando ad ogni passo la sua frustrazione. Per l'ennesima volta, quella settimana, i corvi addestrati del comando gli avevano recapitato nel buio della sera lo stesso enigmatico messaggio: lui, e solamente lui, avrebbe dovuto trovarsi ad un'ora convenuta ed in un luogo stabilito. Nessun mittente, nessun indizio che indicasse il mittente di quelle strane comunicazioni, solo una lunga serie di appuntamenti al buio inutili quanto fastidiosi. Ma non era questo che rendeva così cupi i pensieri del Vigilante dell'Avamposto, nè il tragitto che ancora una volta doveva percorrere - nel vento umido e freddo della notte - dalla sua tranquilla e calda dimora all'abitato ancora sveglio ed illuminato.

"Sei capace di farti prendere in giro come un pivello... molti miei allievi avrebbero avuto il buonsenso di lasciar perdere!"
...così gli aveva urlato dietro Ulija quella sera; non poteva biasimarla: non era solamente il Solstizio d'Inverno, giorno - e notte - di festa in tutto l'Impero. Era anche il loro centoquattordicesimo anniversario, e lei gli aveva fatto capire chiaramente cosa pensava del dover rimanere da sola.

Affrettò ancora il passo... per farsi perdonare - decise - l'indomani avrebbe passato tutto il tempo con lei, avrebbe delegato a qualcuno l'incombenza della gestione dell'Ufficio dei Vigilanti e le avrebbe regalato un gioiello di luce nera - di quelli che solo il Maestro Artista Michaeel Dvortneskij era capace di creare. Uljia aveva ragione: un investigatore più pratico, o forse maggiormente dotato di buonsenso, avrebbe semplicemente fatto recapitare i messaggi alle Veggenti dell'Occhio ed aspettato un responso di qualsiasi tipo. Ma non Joshe BenAèr, lui non era uomo capace di aspettare se qualcosa stimolava il suo intelletto e la sua curiosità.

"Già, ma cosa?" si chiese, mentre varcava il piccolo arco che fungeva d'accesso alle vie del Porto: quella sera, il luogo prestabilito era una piccola casa con giardino, appena dietro agli edifici del Porto e del Mercato... la casa della Veggente Merela DeSoys. La conosceva, l'aveva intravista qualche volta in un piccolo ristorante nei pressi dell'Accademia che anche lui ed Ulija frequentavano saltuariamente. Il messaggio lo informava però che non avrebbe potuto parlarle quella sera. Era ancora immerso nei suoi pensieri quando, svoltato l'angolo di un basso edificio adibito a magazzino, si trovò di fronte al portoncino d'ingresso della casa di Merela... si arrestò, maledicendo sè stesso per la propria sbadataggine. I suoi sensi sviluppatissimi e quello strano miscuglio di intuito e percezione che lo contraddistinguevano gli dissero chiaramente che non era solo. Ancor prima di entrare, seppe che qualcosa di terribile stava accadendo - o era già accaduto in quel luogo. Scivolò nelle ombre, nel silenzio più totale... i suoi movimenti divennero parte del rumore del vento, del tremolio delle luci, dei suoni e degli odori della notte del Porto. Con la schiena appoggiata al freddo muro di pietra, sondò l'intero edificio con estrema cautela; sentì con sensi che non sarebbe mai stato in grado di descrivere ogni fenditura della pietra, la levigatezza della ceramica e del marmo, il calore vivo del legno dei mobili. Fu la polvere alle pareti e sul pavimento, fu l'aria nella stanza.

Vibrazione di suono, linguaggio, coscienza vigile... immobile, sospeso tra due mondi - tra due strutture della realtà del mondo - con l'equilibrio che solo una mente raffinata ed allenatissima poteva riuscire a raggiungere, udì distintamente una voce angosciata all'interno della casa della Veggente. La udì senza che le sue orecchie potessero sentirla, vide le ultime parole di quella voce come se una mano invisibile le stesse scrivendo di fronte ai suoi occhi. Vide le parole, ed avvertì il senso di terribile perdita che ad esse si accompagnava, lo sentì dentro di sè come se in qualche modo fosse la materia stessa che componeva il suo corpo a provarlo.

"Non riguardava solo lei e questo è solo l'inizio"

Una voce femminile, sconosciuta. Non quella di Merela... sondò ancora la materia all'interno della casa, cauto ma rapido ed ansioso... strisciò sul pavimento, sentì le molecole del legno e della stoffa e quindi qualcosa d'altro, qualcosa che lo respinse all'inizio per poi cedere totalmente alla sua indagine. La consapevolezza lo assalì come una valanga di nausea e di freddo, improvvisa: si accorse dolorosamente che ciò che stava esplorando era il corpo senza vita della Veggente Merela DeSoys.
Il pensiero discorsivo e lineare si frantumò di colpo sotto il peso di quella macabra scoperta, e Joshe divenne azione, materia ed energia. La pietra della parete si dissolse in una nuvola di sabbia dorata, lo spazio ed il tempo attorno a lui assunsero per un istante una configurazione che nulla aveva a che fare con l'idea consueta di movimento: semplicemente, il Capo Vigilante Joshe BenAèr fu nella stanza.
Fissò per un istante il cadavere di Merela, così diversa nella morte da come la ricordava da viva... tornò al piano di pensiero lineare, alla realtà visibile.

"Voi"
chiese con voce pacata ma ferma alle due donne, che apparivano scosse dal suo arrivo improvviso non meno che da ciò che dovevano aver visto in quella casa...
"Voi due chi siete, e per quale motivo vi trovate qui?"


Edited by VyTheOwl - 4/5/2008, 03:58
 
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feFnir
view post Posted on 4/5/2008, 15:12




Alla Locanda del Gatto Volante
Solstizio d'Inverno - anno 2108 dell'Impero

Oltre il luminoso globo dalla consistenza gelatinosa ma al tempo stesso impalpabile e dai colori cangianti, che ben s'adattavano ora alle tonalità sia chiare che scure delle birre che occupavano la tavolata, ora alle tuniche dei vari studenti ed allievi dell'accademia, intravide Ashelia e l'artista, Absinth, guadagnarsi l'uscita del locale, richiudendo, dietro di sè, la pesante porta d'ingresso che, come un severo buttafuori, non lasciava entrare nemmeno un alito di quel vento umido e freddo che la notte aveva portato con sè.
Stando a quanto era riuscito ad ascoltare, tra il continuo vociare degli avventori, il tintinnare di boccali ed il coinvolgente sottofondo musicale, stavano recandosi a casa di Merela...

...Merela.
eppure quel nome non gli risultava sconosciuto: doveva averlo già sentito da qualche parte, molto probabilmente tra i corridoi dell'Accademia.
Continuava a fissare, con sguardo vacuo, la sfera multicolore, attorno alla quale fluttuavano, come tanti piccoli satelliti, numerose bollicine colorate, che ora si fondevano tra loro e con il globo, ora da esso si distaccavano; continuava a riflettere su quel nome senza, però, giungere ad una conclusione.
Si alzò, aiutandosi poggiando le palme delle mani al tavolo.
Sarebbre stato inutile, probabilmente, chiedere a qualcuno, tra gli ammiratori e le ammiratrici di Elanor, essendo tutti al primo anno, giunti da poco all'Accademia. Tanto valeva chiedere direttamente a lei, almeno così avrebbe avuto anche il pretesto per rivolgerle, finalmente, la parola e, magari, venire a sapere qualcosa in più.

 
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|Athalie|
view post Posted on 5/5/2008, 14:55




Rimase come inebetita a fissare la porta dalla quale pochi istanti prima era uscita sua sorella, seguita a ruota da Absinthe.

"Ashe" mormorò. Non era la prima volta che sua sorella aveva delle visioni e ormai s'era abituata a queste incursioni momentanee che sembravano portarla lontana nel tempo e nello spazio, ma mai prima d'ora una visione aveva turbato così tanto la serenità di Ashelia. "Cos'hai visto sorellina?" disse tra sè e sè.

Nella sala il brusio continuava, ma già alcune teste s'erano voltate incuriosite da ciò che era accaduto, mentre il nome di Merela passava velocemente di bocca in bocca tra gli avventori presenti.
 
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feFnir
view post Posted on 6/5/2008, 02:03




"E-Elanor?"
incerta e fioca fu la sua voce, nel pronunziare il nome della festeggiata, quasi avesse timore di interrompere un qualche pensiero importante.
Mosse lentamente gli ultimi passi che lo separavano dalla giovane, le calzature scure che a tratti si intravedevano oltre il bordo della bianca tunica che indossava, fino a giungerle accanto.
"Elanor" ripetè, più che altro a se stesso, quasi per convincersi a continuare. Levò la destra a ravviare il ciuffo di capelli che gli scendeva innanzi agli occhi.
"cosa... cosa è successo?" fu il massimo che riuscì a proferire. Poi, resosi conto che, probabilmente, per la promettente allieva della Via della Spada, lui altro non era che un volto, colto di sfuggita e senza un nome, decise di presentarsi.
"ah... sono Ross Mesmer, al secondo anno della Via dell'Acqua" quindi abbassò sùbito lo sguardo, prima di poter incrociare quello di lei.
 
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PinguinoMannaro
view post Posted on 6/5/2008, 06:56




Accademia di Ocis Roch

Due uomini cammminavano, nessuno dei due consapevole dell'altro, lungo i corridoi e le scale dell'accademia. Come fiumi le cui sorgenti, su monti differenti, si affaccino alla stessa vallata, così i loro passi erano soggetti a una forza comune che li farà inesorabilmente incontrare. Ecco dunque Nantheo, il cui corpo massiccio, paludato di bianco e argento incedeva con imponenza fluviale. La folta criniera rossa che ornava il suo capo sembrava un cespuglio, strappato dalla corrente chissà dove sui monti e trasportato giù dalla forza ingannevolmente tranquilla di un fiume. Dall'altro lato, un custode ha movenze più torrentizie. Procede quasi saltellando, a scatti, a sghimbescio. Gli arti magrissimi hanno movenze repentine e sobbalzi. Le dita trattengono una busta ma non la stringono. Piuttosto, la roteano, la rigirano, la passano nervosamente da una mano all'altra.
I due raggiunsero contemporaneamente il corridoio che portava alle stanze del primo maestro. Infatti, la necessità di recarsi da costui era la forza che li aveva sospinti verso questo incontro. Nantheo,notando l'uomo-torrente e la busta che costui aveva con sè, l'indicò con un cenno interrogativo.
- E' per il primo maestro? Dai qui. Glielo porto io. vai pure.

E dopo un ulteriore breve scambio circa l'artefice ignoto della lettera, mentre l'uomo si allontanava, caso inaudito di un affluente che risalga verso la fonte dopo avere portato il suo carico, Nantheo esaminò con calma la missiva. Controllato che non vi fossero sigilli che andasse oltre la sua capacità ricomporre, la aprì e la lesse. Il contenuto, nella sua stringatezza, creava più dubbi di quanti ne chiarisse.
Nantheo si ricordava di Merela DeSoys. Anche se la donna non insegnava all'accademia l'aveva incontrata varie volte, in occasione delle tante cerimonie cui aveva dovuto partecipare. Se il messaggio diceva la verità, Merela era morta. Ma morta di cosa? E chi aveva scritto quella lettera ? E perchè comunicare il decesso al primo maestro ? Forse Vandèl era coinvolto in qualcosa che lui ignorava?

Troppe domande. Come nel gioco del cafra di cui si dilettava, quando le condizioni iniziali erano confuse, la cosa da fare era sondare tutti i passaggi. Scoprire in quale verso si potessero muovere le sostanze del gioco e lungo quale verso fosse più opportuno sospingerle.
Nantheo si fermò pochi minuti nel'ufficio di Vandèl, il tempo perchè sulle carte venisse apposta la firma del primo maestro. Poi, come quel fiume cui lo paragonavo poc'anzi, ricevuto il dono del suo affluente, proseguì il suo corso verso la dimora di Merela. Nella sua tasca, il messaggio che lo aveva messo in moto. Accanto a lui, come argini, le facciate delle case che attorniavano l'accademia.

Edited by VyTheOwl - 6/5/2008, 13:39
 
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